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Una strategia rischiosa!

Quando fingersi incapaci conviene. Forse...

9 Aprile 2011 | di Arduino Mancini Tattiche di sopravvivenza

Post rivisto il 27 maggio 2021

Hanno mai provato ad affibbiarti un’attività seccante, che più seccante non si può?

Una di quelle attività che non spetta a te gestire e che rischi, se la fai bene una sola volta, di vedertela affibbiata per sempre.

Vediamo qualche esempio:

  • ordinare cancelleria;
  • ordinare le bibite da offrire ai clienti;
  • offrire aiuto a quelli negati a gestire qualunque genere di tecnologia, quando il computer gli si impalla;
  • gestire l’inceppamento delle fotocopiatrice e l’intervento del tecnico di assistenza;
  • rispondere al telefono quando, abolito il centralino per ridurre i costi di personale, la gara fra le persone dello stesso ufficio è quella di evitare di rispondere per un tempo abbastanza lungo affinché la telefonata non cada nel nulla e un collega riesca a precederci.

Come si fa a non farsi incastrare da colleghi che non vedono l’ora di sfruttare la tua conoscenza o la tua buona volontà?

Una strategia molto impiegata e che sembra funzionare è quella di mostrarsi incapace: come accade a titolo di esempio nella vignetta, piuttosto che chiedere aiuto a chi ci metterebbe una vita o rischierebbe di fare danno uno cerca di cavarsela da solo.

Ma la strategia di fingersi incapace proprio senza rischi non è, perché a lungo andare le persone possono giungere a due conclusioni:

  • il gioco si scopre, e finisci nella lista dei lavativi;
  • il gioco non si scopre e finisci nella lista degli incapaci.

Quale delle due conviene?

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Commenti
Gorizio Ciancarelli 13 Aprile 2011 0:00

Post interessante.
E’ una buona strategia, a cui non si deve sempre ricorrere e quando lo si fà occorre cautela e tempestività per tirarsi fuori da quelle attività pericolose descritte nel post.

Tuttavia credo che sia piu’ pericoloso per un’organizzazione chi si finge capace, quando di fatto, non è cosi’. Le conseguenze a mio giudizio potrebbero essere ben piu’ gravi.

Gorizio.

elio 14 Aprile 2011 0:00

Penso che bisogna cercare, nel possibile,di essere sempre se’ stessi, riconoscendo i propri limiti, essere disponibile ad ascoltare ed imparare per allargare i propri orizzonti. Inoltre, se qualche volta non sappiamo il cosa fare……ammetterlo, senza remore : nessuno e’ nato imparato!
Hola, Elio

Maria Giovanna 14 Aprile 2011 0:00

Sono in accordo con ELIO :
—–
cercare, nel possibile,di essere sempre se’ stessi, riconoscendo i propri limiti, essere disponibile ad ascoltare ed imparare per allargare i propri orizzonti. Inoltre, se qualche volta non sappiamo il cosa fare……ammetterlo, senza remore : nessuno e’ nato imparato!
Mgiò

Laura 21 Marzo 2015 0:00

Quando mi sono capitate queste situazioni mi sono comportata così:

– ho fatto notare che non è mio compito
– ho indicato le persone sotto impiegate e con tanto “tempo libero” che potevano occuparsene in quanto io impegnata con 1000 scadenze imminenti 🙂

Cesare 21 Marzo 2015 0:00

E dire “se vuoi ti aiuto a farlo, così la prossima volta non hai bisogno di chiedere aiuto”? Ti mostri disponibile, ma chiarisci che non è compit tuo…

Laura 21 Marzo 2015 0:00

@ Cesare
Le persone che mi hanno chiesto questo le conosco bene e non sono interessate a imparare nulla, specialmente se parliamo di questo genere di compiti (inceppamenti carta fotocopiatrice, ecc.).
Ormai ho l'”occhio clinico” e riconosco al volo il lavativo di professione 😀

Cesare 21 Marzo 2015 0:00

Lo immaginavo, Laura,,, quello di dire “ti aiuto, così impari” è un escamotage perché non è quello che vogliono sentirsi dire, ma proprio per questo non te lo chiederanno di nuovo – e non possono andare a lamentarsi che non sei collaborativa!

AM 23 Marzo 2015 0:00

Interessanti commenti, grazie a tutti.
Ho una domanda per Laura: te la senti di proporre in questo spazio un ritratto del lavativo, aperto ovviamente anche al contributo di altri?
Poi potrei farne un post, che ne dite?
Grazie ancora e a presto leggervi,
Arduino

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