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Chi era Procuste? Un signore da avvicinare con cautela...

Le 7 regole per scendere dal letto di Procuste

Post aggiornato il 31 agosto 2021

Sono venuto a conoscenza di Procuste dalla lettura di IL LETTO DI PROCUSTE, un libro nel quale N.N.Taleb ha raccolto le citazioni dei suoi due best seller (Giocati dal caso e Il cigno nero).

Chi è Procuste?

E per quale ragione dovresti (rapidamente…) scendere dal suo letto?

Procuste (chiamato anche Damaste o Polipèmone) è un personaggio che la mitologia greca riporta come residente sul Monte Coridallo, lungo la via sacra che unisce Eleusi e Atene, e che offriva ospitalità ai viandanti: a una cena generosa seguiva il riposo su un letto che egli desiderava perfettamente conforme alla struttura del viandante: e poiché non poteva cambiare le dimensioni del letto, egli cambiava quelle della vittima, che veniva stirata fino alla lunghezza desiderata o amputata se sporgeva dal letto.

In realtà il nome corretto del personaggio è Procruste (in seguito ridotto a Procuste) deriva dal greco Prokroustês, che significa “lo stiratore“.

Con l’espressione “letto di Procuste” o “letto di Damaste”, derivata da questo mito, si indica la tendenza a ridurre le persone a un solo modello, un solo modo di pensare e di agire, o più genericamente una situazione difficile e intollerabile, o anche una condizione di spirito tormentosa.

Insomma una patologia di cui, come puoi immaginare, la psicologia si è occupata e si occupa tuttora in modo esteso.

Ma esiste un diverso e più interessante accostamento fra i nostri comportamenti e il letto di Procuste, che possiamo individuare nel nostro modo di affrontare la conoscenza e l’ignoto, i due opposti che facciamo tanta fatica a gestire.

Come Procuste cerca di riempire il letto sottoponendo le sue vittime a trazione noi tendiamo a ridurre la conoscenza a modelli preconfezionati e standardizzati, e la vita e la visione del mondo in poche e nette idee, nelle quali non c’è posto per l’incertezza.

Oppure ci convinciamo che la conoscenza della quale siamo in possesso sia l’unica esistente o ad avere valore e trascuriamo ciò che non conosciamo, amputando quell’ignoto che ci spaventa e potrebbe farci sporgere dal letto.

Ho visto (e vedo…) molti impieghi del letto di Procuste, del quale sono stato a lungo un costante e inconsapevole utilizzatore (non che io ne sia ora completamente libero, non credere…).

Vediamone alcuni:

  • la ricerca e sviluppo di molte imprese è gestita senza assicurarsi preventivamente che le risorse non siano utilizzate per inventare qualcosa che esiste già;
  • molti leader di mercato, che hanno vissuto lunghi periodi di egemonia, tendono a ignorare le azioni di concorrenti che li minacciano sempre più da vicino, accelerando così il declino; nei casi peggiori si tende a rimuovere perfino la loro esistenza;
  • la convinzione che una buona idea possa essere venuta solo a noi porta e trascurare il fatto che altri possano aver avuto la stessa intuizione e tenere gli stessi nostri comportamenti, sottraendo forza alle nostre azioni;
  • stereotipi e pregiudizi sono comodi mezzi per ridurre la complessità del mondo entro modelli semplificati e “tascabili”, autorizzandoci a eliminare ogni sforzo per accrescere la nostra conoscenza: la loro applicazione quando parliamo ad esempio di nazioni, razze, sesso è pressoché sistematica.

Convincente?

Come si può, scendere dal letto di Procuste senza farsi del male?

Ecco alcune linee guida che faccio del mio meglio per seguire in modo sistematico:

  1. mai avere paura di cambiare idea. Una caratteristica che presentano le persone che raggiungono i loro obiettivi è quella di non mantenere una posizione quando si dimostra inadeguata, oppure è evidente che non porterà a buoni risultati;
  2. sottoporre gli eventi a un attento esame critico, separando sempre i fatti dalle opinioni;
  3. evitare l’uso sistematico dellinduzione come mezzo per formarsi un’opinione. Utilizzare poche informazioni e casi specifici e per definire leggi o regole di carattere generale può portare, e porta spesso, a errori grossolani;
  4. concentrarsi su ciò che è ignoto più che su ciò che conosciamo. Ciò che non conosciamo è in grado di influenzare il corso delle cose in modo profondo ed è per questo che merita la nostra attenzione;
  5. essere consapevoli della propria ignoranza. Sì, siamo profondamente ignoranti anche nelle materie delle quali ci riteniamo esperti: riconoscerlo ci aiuterà ad affrontare meglio il punto precedente;
  6. riconoscere il ruolo giocato dalla casualità. Ad esempio scambiare la fortuna per bravura e attribuire gli insuccessi alla sfortuna può avere effetti distruttivi;
  7. combattere pregiudizi e luoghi comuni: prima di tutto dentro di noi.

Se hai l’impressione che abbia dimenticato qualcosa sentiti libero di commentare e integrare l’elenco.

Non so se sono riuscito a comunicare quanto pericoloso sia il letto di Procuste, perché il mito ha un aspetto che probabilmente l’istinto di conservazione ci porta a ignorare: e cioè che vestiamo contemporaneamente sia i panni di Procuste sia quelli della vittima.

Ma scendere dal letto di Procuste si può e rappresenta solo una scelta individuale.

Oppure organizzativa.

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Per evitare il letto di Procuste un corso di formazione che ti aiuterà a prevenire gli errori di natura cognitiva potrà esserti utile.

Trovi il post anche nel libro Palmiro e lo (s)management delle Risorse Umane – Tattiche di sopravvivenza aziendale.

 

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Commenti
Luca De Santis 9 Luglio 2012 0:00

Sono d’accordo, il “nemico” è senz’altro dentro di noi, ma la cultura aziendale è fondamentale, perché gli stessi atteggiamenti in contesti diversi possono essere incoraggiati oppure venir giustamente censurati.
L’incoraggiamento non è ovviamente esplicito ma è dato dal modo standard di porsi degli altri. È sì vero che in periodi di crisi tali comportamenti vengono puniti dal mercato ma ovviamente ci sono settori (grandi imprese, pubbliche amministrazioni) che possono permettersi il protrarsi di cattive pratiche nel tempo.
Comunque, condivido la conclusione e proviamo intanto a cambiare noi stessi.
Al solito un “article worth reading”, come diciamo a Viterbo… 🙂

Luciano 26 Settembre 2012 0:00

Agguingerei: 8. Non perseguire ideali perché l’ideale non esiste in quanto frutto di un ragionamento che non può conoscere tutto e quindi nemmeno la perfezione. E’ meglio invece procedere escludendo le cose sbagliate.

    AM 28 Settembre 2012 0:00

    Pensiero condivisibile.
    grazie e a presto leggerti!
    Arduino

Silvano 26 Agosto 2013 0:00

Con questi 7 punti invece di annaffiare il campo aziendale mi è sorto spontaneo travasarli nel campo affettivo.
… non mi quadra niente…
Ciao Arduino, è sempre un piacere leggerti.
Silvano

    Armando 9 Gennaio 2014 0:00

    A me pare che torni anche nel campo affettivo. Purtroppo. 🙂 (via, da qualche anno no, forse sto imparando)

AM 26 Agosto 2013 0:00

Ciao Silvano,
Grazie. Che cosa non ti quadra?
A presto leggerti,
Arduino

gavino 23 Dicembre 2014 0:00

Cambierei il punto 5 con condanna la superbia altrui… lo trovato piu giusto!! Ed utile…. saluti

Mirco 24 Aprile 2015 0:00

La parola chiave è UMILTA’.
Quando una cosa fallisce prima di chiedermi dove o chi ha sbagliato, mi chiedo DOVE HO SBAGLIATO? Forse può essere un limite, ma di certo mi aiuta a crescere
Gli insuccessi non sono frutto di sfortuna, ma solo di errori che non abbiamo valutato, e quindi – testa bassa – analizza – se serve fatti aiutare – risolvi e vedrai che l’insuccesso farà spazio al successo.

AM 28 Aprile 2015 0:00

Ciao Mirco,
quella che tu chiami umiltà è in realtà coraggio.
Dall’umiltà faremmo bene, a mio avviso, a tenerci alla larga.
per queste ragioni https://www.tibicon.net/2012/09/umile-ti-preferisco-umile.html
Grazie del commento e a presto leggerti.
Arduino

Cesare 30 Aprile 2015 0:00

Aggiungerei un punto (che è implicito nel testo, e nel quarto punto, ma lo espliciterei):
x. Ricordare che esistono altri attori (concorrenti, collaboratori, mercato) che contemporaneamente a te stanno facendo progetti o intraprendendo azioni che potrebbero cambiare i tuoi presupposti.

AM 30 Aprile 2015 0:00

Grazie Cesare, ottimo spunto di riflessione.
A presto leggerti,
Arduino

Stefano Preto 12 Settembre 2016 0:00

Per quanto riguarda la mia ignoranza… Non è difficile affermarla; casomai dovrei nasconderla un poco!

    AM 13 Settembre 2016 0:00

    Su questo dovrai lavorare a lungo per convincermi, Stefano.
    Grazie del commento e torna presto a trovarci: della tua “ignoranza abbiamo grande bisogno.
    Arduino

Marzia 20 Settembre 2017 0:00

È DIFFICILE DA APPLICARE DENTRO UNA COPPIA ….CI STO LAVORANDO MA MI SERVE AIUTO

AM 22 Settembre 2017 0:00

Ciao Marzia,
vuoi raccontarci la tua storia?
A presto leggerti,
Arduino

salvatore cosentino 11 Aprile 2019 17:46

l’interpretazione più semplice e niente affatto farraginosa del mito greco è la lamentela di chi ospita a dormire ed ha un letto corto . Il resto è sciocchezza e ignoranza del costume semplice

    AM 12 Aprile 2019 7:08

    Ciao Salvatore,
    non ho capito il tuo commento.
    Vuoi spiegarlo?
    Grazie e a presto leggerti.
    Arduino

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