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Quello che, della corruzione, i media non dicono

27 Settembre 2012 | di Arduino Mancini Giornali Giornalismo Informazione - Politica, politici, politicanti

In questi giorni si fa un gran parlare di corruzione, seguendo il modello di comunicazione che porta i media a generare un’onda che ci travolge per un po’, per poi esaurire la sua forza e a sparire nel nulla.

Perché se ne parla?

L’occasione è una legge che intende contrastare il dilagare del fenomeno che, secondo la Corte dei Conti, avrebbe raggiunto nel 2011 un valore di € 60 miliardi, con condanne per soli € 75 milioni (la Repubblica, 16 febbraio 2012): oggi lo stesso Presidente della Repubblica ha ritenuto di sollecitare il Parlamento all’approvazione della legge perché, testuali parole, “ce lo chiede l’Europa” (beh, nessuna meraviglia: Napolitano si è stancato di richiamarci alla dirittura morale e ha imparato a evocare lo spettro del papà che punisce. L’Europa appunto…).

Degli effetti nefasti della corruzione leggiamo tutti i giorni, con l’attenzione che si concentra su due punti: la cattiva politica e l’impiego improduttivo di risorse ingenti, che finiscono per prendere strade che poco hanno a che fare con quelle del mercato.

Quali altri effetti ha la corruzione sulle imprese?

Possiamo ipotizzare che essa abbia un’influenza anche sul funzionamento organizzativo, oltre che sulla componente economico-finanziaria?

A questa domanda vorrrei cercare di rispondere.

Un’impresa ottiene sui risultati attraverso un ciclo che è fatto di ricerca e sviluppo di nuovi prodotti o servizi, la loro produzione e la loro collocazione sul mercato attraverso piani di business realizzati da funzioni variamente organizzate (marketing, vendita, assistenza tecnica, manutenzione, ecc.).

L’azienda raggiunge i suoi fini, non ultimo un bilancio tale da remunerare il capitale di rischio, attraverso persone in possesso di competenze in grado di realizzare gli obiettivi che essa si è data.

Fra queste competenze possiamo trovare il pensiero innovativo, il pensiero critico, la negoziazione commerciale, la ricerca di informazioni, il lavoro di gruppo, e altre ancora.

Quando l’organizzazione diventa consapevole che gli obiettivi possono essere raggiunti non attraverso la costruzione di competenze che rendono l’impresa forte e competitiva ma attraverso la corruzione, ecco che possono registrarsi alcuni fenomeni:

  • le persone diminuiscono la spinta verso la costruzione di competenze e diminuisce la motivazione al loro impiego;
  • la ricerca di informazioni si sposta dalla definizione dello scenario in cui ha luogo la competizione di mercato alla ricerca di persone in grado di influenzare il processo decisionale dietro un corrispettivo diretto all’individuo;
  • la spinta verso la ricerca del risultato attraverso la competizione perde forza.

Se riconosciamo come sensate queste riflessioni allora possiamo pensare la corruzione come un fenomeno che mina alla base la capacità di un’impresa di affrontare il mercato, esattamente come un virus che colpisce il sistema immunitario di una persona ne limita la capacità di affrontare l’ambiente.

E di mettersi a correre, quando necessario.

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Commenti
Giovanna 2 Ottobre 2012 0:00

INTERESSANTE… proprio oggi mi sono trovata di fronte ad un potenziale cliente per la firma dell’offerta (sono un consulente per l’Accreditamento delle Aziense Sanitarie con il SSR della Campania), che mi ha chiaramente detto <>
Difficoltà=magagne, che finora, con le varie commistioni e mani in pasta è riuscoto a portare avanti….
il cliente è rimasto potenziale… ho ritirato l’offerta… ma a me ora è rimasto un grande amaro….
Intanto il suo centro è nel degrado a causa di una gestione approssimata e corrotta, mentre ho visto tante situazioni di legalità, combattere con i denti per sopravvivere al deficit e alla corruzione della Sanità Campana…

AM 2 Ottobre 2012 0:00

Ciao Giovanna,
grazie della testimonianza.
Non credere che le cose siano così diverse qui nell’efficiente nord, anche se è più probabile trovare chi dice no.
L’amaro? Lascialo a chi non ho altro che la corruzione per poter sopravvivere. Se questo è sopravvivere.
Grazie e apresto leggerti.
Arduino

Riccardo Fontana 31 Luglio 2013 0:00

Secondo me c’è un errore grossolano sui dati. Non credo possibile la forbice tra i 60 miliardi ascritti ai fenomeni di corruzione (indicati dalla Corte dei Conti) ed 75 milioni ascritti alle condanne. La corruzione è un reato e perché sia tale devono esserci degli elementi ineludibili che sono il “chi” (o presunto chi) il “dove”, il “quando” ed il quanto. Non mi sembra che a fronte della cifra (spropositata) siano scattate adeguate inchieste. Ciò vorrebbe dire un’assenza totale di controllo e quindi una cifra (probabilmente giusta) del maggior costo registrato negli appalti pubblici, ma attribuibile solo in mera ipotesi al reato in parola. A meno che nella “corruzione” non si intendano compresi, sprechi, malversazioni, errori, “scorciatoie” e impraparazione diffusa, di dirigenti (troppo spesso nominati dai politici per fedeltà più che per merito) che fanno lievitare i costi. Del resto se la Corte dei Conti è convinta che un opera appaltata a ribassi vicini al 50%, faccia effettivamente risparmiare alla pubblica amministrazione quella percentuale vuol dire che è appena atterrata da Marte.

    AM 1 Agosto 2013 0:00

    @Riccardo. Ottimo punto. Dai numeri lo stato sembra accusare lo stato di essere corrotto e di non saper fare il proprio mestiere. In effetti confermo di aver verificato i valori da fonti diverse ma di non sapere come siano stati calcolati. Alti? troppo? quali sarebbero, secondo te, numeri credibili?
    grazie del commento e a presto leggerti.
    Arduino

      Riccardo Fontana 1 Agosto 2013 0:00

      Non ho modo di procurarmi dati diversi da quelli forniti dalla Corte dei Conti per cui il totale devo prenderlo per buono. Ritengo come ho già scritto che quel totale sia riferito alla differenza tra quanto preventivato per l’esecuzione degli appalti e quanto in realtà speso per avere l’opera finita. Stabilire l’incidenza del reato vero e proprio è praticamente impossibile, mentre sarebbe abbastanza facile individuare i dirigenti pubblici inadeguati (o peggio).

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