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... e cosa ci insegna...

Come cambia la pubblicità del Cracker Gran Pavesi

25 Maggio 2013 | di Arduino Mancini Pubblicità e marketing

L’ultimo spot del Cracker Gran Pavesi, in onda per lanciare  il nuovo Creacker Sandwich, è molto interessante.

Perché?

Non perché dica qualcosa di nuovo in termini di comunicazione, questo no.

Cosa vuoi, il target sono giovani che consumano i cracker per rimanere magri e sentirsi belli, in piena sintonia  con l’uomo di superficie di Andreoli: cosa meglio di uno spot come questo, ammiccante e zeppo di triti e ritriti messaggi di natura sessuale?

Capisco l’agenzia pubblicitaria; che altro proporre? Bisogna pur vivere…

Trovo tuttavia interessante paragonare questa pubblicità con quella del Cracker che andava in onda negli anni ’80: la trovi di seguito.

Come puoi vedere lo spot era focalizzato sulla qualità del prodotto e il target era quello della famiglia che ne condivide con gioia il consumo: perché il cracker è buono, tanto buono da farlo consumare a tuo figlio.

Da allora la comunicazione pubblicitaria (nel suo complesso, non solo quella della Pavesi) si è tendenzialmente spostata dal prodotto al consumatore, alla sua visione di sé.

Perché questo cambiamento?

Due le ragioni, resa evidenti dai due spot che ti propongo.

La prima è che in fondo un cracker (anche se dentro c’è del formaggio) è un cracker e la qualità non è poi così diversa fra marca e marca; e allora la comunicazione punta tutto su come sente di essere (e come vuole essere…) chi lo consuma. Se questo è vero, lo spot oggi in onda non può che essere uno dei pochi risultati possibili.

La seconda è che la comunicazione focalizzata sulla qualità del prodotto non è per niente semplice e per affrontarla con successo bisogna saperci fare, e non tutti se la sentono (o ne sono capaci).

Vuoi un esempio di pubblicità di prodotto ben fatta, vero?

Eccolo.

Cosa ne pensi?

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Commenti
Giovanna 29 Maggio 2013 0:00

La discussione è in linea con quanto sto leggendo in questo periodo (Ancora dalla parte delle bambine di Loredana Lipperini… CONSIGLIATO). La pubblicità spesso descrive una donna corollario dell’uomo nell’espressione della sua sensualità e femminilità e nel caso di quella Pavesi, strizza l’occhio alla virilità sempre più autocelebrativa degli spot. La pubblicità però non crea modi di pensare e vivere, ma stigmatizza e amplifica quelli in essere

Giovanna 29 Maggio 2013 0:00

ps. complimenti

    AM 29 Maggio 2013 0:00

    Grazie. Vuoi inviarci una tua recensione del libro, così la pubblichiamo? Potremmo inserirla fra i libri estivi.
    A presto leggerti,
    Arduino

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