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Quanto conta l’amministratore delegato?

11 Settembre 2013 | di Arduino Mancini Fare il (e la) leader, che fatica…

vala la pena agitarsi 480

Ho spesso toccato questo argomento sul blog, prendendo una posizione chiara su strutture retributive che in troppi casi tendono a premiare i manager in misura non commisurata al reale contributo offerto.

Nello scorso mese di agosto Steve Ballmer, amministratore delegato di Microsoft, ha deciso di lasciare il suo incarico entro i prossimi 12 mesi: la borsa ha accolto la notizia con un balzo nelle quotazioni del titolo (+8% nel giorno dell’annuncio).

Perché?

Vediamo di capirlo insieme e, soprattutto, cerchiamo di capire se l’entusiasmo degli investitori è giustificato.

Ballmer, 57 anni, è alla guida di Microsoft dal 2000, dopo le dimissioni di Bill Gates. I due si erano conosciuti ad Harvard nel 1973 e Ballmer era entrato in azienda nel 1980, dando un contributo rilevante alla parte commerciale e organizzativa: egli lascia l’azienda con un partimonio personale stimato da Forbes in $ 16 miliardi.

Tuttavia, le critiche alla sua gestione da parte di molto azionisti sono state esplicite, specie negli ultimi tempi.

Sotto la sua guida Microsoft ha perso circa il 40% del proprio valore: nei primi 5 mesi del 2013 il titolo era tornato a crescere in modo sostenuto per poi accusare una brusca frenata in luglio a seguito di una trimestrale inferiore alle attese.

Le difficoltà di Ballmer consistono soprattutto nel conciliare le due identità dell’azienda: quella che la rende più simile a IMB, per la sua vicinanza al mondo dei personal computer e delle relative licenze (dal quale viene ancora gran parte del fatturato), e quella che la avvicina al mondo consumer, che la porta a competere con Apple e Google con  risultati deludenti.

Ecco, a questo proposito, alcuni argomenti a sostegno di quanto ho affermato:

  • il motore di ricerca Bing non è mai diventata la vera alternativa a Google;
  • Windows Phone è rimasto ai margini dei sistemi operativi impiegati negli smartphone;
  • secondo le stime di Gartner, Apple supererà Microsoft in termini di quota sul mercato dei dispositivi elettronici, che include pc, smartphone e tablet.

Insomma, il CEO non sembra essere stato in grado di cogliere quelle evoluzioni di mercato che potrebbero presto, secondo alcuni, mettere addirittura in discussione la stessa esistenza dell’azienda.

Ballmer lascia, osannando la sua gestione e lo stato dell’azienda, ed è partita la ricerca del nuovo amministratore delegato, che dovrà salire in sella entro un anno; e il nuovo CEO dovrà essere capace di un drastico riposizionamento “consumer” del gigante di Redmond.

Alcune domande sorgono spontanee:

  • è tutta colpa di Ballmer?
  • Dov’erano gli altri manager e gli azionisti, di fronte al ridimensionamento del 40% delle quotazioni?
  • È lecito attendersi che il prossimo CEO riesca dove Ballmer ha fallito?

Credo che la personalizzazione della gestione, quella che ci spinge a identificare l’azienda con l’immagine di chi la guida, non aiuti: la lettura dei dati deve coinvolgere tutto l’organizzazione, specie se deve aiutare nel definire le caratteristiche del prossimo amministratore delegato.

Per quanto Ballmer possa essersi rivelato inadatto a guidare la transizione, il fatto che egli sia rimasto alla guida per 13 anni testimonia che larga parte degli azionisti e del management appoggiava il suo operato e che i timidi tentativi di rispondere alle azioni di Apple, Google e Samsung erano da interpretare come atti dovuti, non sostenuti dalla reale convinzione di ripensare l’azienda, il suo posizionamento e il suo business.

Insomma, prima di tutto pensiamo a vendere licenze. il resto? Se viene, bene, se non viene pazienza.

Ciò che non ho letto nei commenti sulla stampa e in rete è proprio questo tipo di riflessione, che porta a concludere che il compito che attende il nuovo CEO è non solo quello di accompagnare la trasformazione in direzione “consumer” di Microsoft, ma soprattutto quello di vincere la resistenza di azionisti, manager e dipendenti; di quanti cioè che pensano che la “strategia delle licenza” su personal computer sarà vincente per il futuro come lo è stata per il passato, e che il cambiamento porterebbe a correre rischi che non vale la pena di correre.

Sarà dura per il nuovo CEO, davvero dura.

A Ballmer vanno, comunque, i miei complimenti: è raro lasciare il timone quando nessuno sembra avertelo chiesto e prima di un possibile diluvio…

Tu cosa ne pensi?

 

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