All’alba del 25 settembre 2005 il 18enne Federico Aldrovandi tornava a casa a piedi dopo aver trascorso la serata in un locale.
Il giovane veniva fermato da 4 agenti di polizia: successivamente i soccorritori del 118 trovarono il giovane, riverso a terra, privo di sensi, con lesioni ed ammanettato (mani dietro la schiena).
La morte fu causata da arresto cardio-circolatorio e trauma cranico- facciale.
Patrizia Moretti, madre di Federico aprì un blog (…) per fare luce sulla vicenda, delle quali riepilogo di seguito brevemente le tappe:
Il 29 aprile, durante il congresso del Sindacato Autonomo di Polizia (SAP, se non sbaglio il secondo per numero di iscritti), 5 minuti di applausi accolgono la notizia della presenza in sala di tre dei quattro agenti: riporto qui un breve video.
Le persone del sindacato che hanno voluto commentare hanno parlato di gesto di vicinanza e solidarietà verso colleghi che avrebbero subito una sentenza ingiusta, anche in presenza di una condanna definitiva.
Non sono in grado di entrare nei dettagli di una vicenda che ho vissuto da genitore e con sentimento di vicinanza alla famiglia.
A coloro i quali si sono alzati in piedi ad applaudire, che evidentemente guardano la vicenda dal punto di vista dei colleghi condannati, vorrei rivolgere una domanda:
Sono convinto che il punto di vista sarebbe molto diverso, non credi?