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Che cos’è l’indifferenza?

10 Settembre 2014 | di Arduino Mancini Pregiudizi, Errori cognitivi, Conformismo

gramsci scritti giovanili
Mi rendo conto avere, finora trascurato il tema; un tema che ha grande influenza sui nostri destini.

Oggi ho provo a darne una definizione, tralasciando il significato che può assumere in ambito economico e concentrandomi su quell’aspetto che caratterizza il nostro atteggiamento di fronte a determinate situazioni, cercando anche di comprenderne gli effetti.

Le fonti che ho consultato sono ragionevolmente concordi nel cogliere due aspetti.

Il primo coinvolge l’ambito filosofico e descrive lo stato d’animo tranquillo di chi, di fronte a un oggetto, non prova per esso desiderio né repulsione; oppure di una persona che, di fronte a una decisione, non propende né per l’uno né per l’altro delle possibili alternative. Nell’ascetica per esempio, l’indifferenza rappresenta uno stato necessario al conseguimento della vita perfetta, nel quale si rinuncia in cui si rinuncia a ogni scelta fino a quando non si conosca la volontà di Dio, per uniformarsi ad essa.

Il secondo aspetto, invece, colloca l’indifferenza nell’uso comune e la descrive come la condizione e/o il comportamento di chi, in una determinata circostanza o per abitudine, non mostra interessamento, simpatia, partecipazione affettiva.

Quale effetto può avere l’indifferenza sulle vicende umane, soprattutto in un periodo di tempo ragionevolmente esteso?

Benissimo, a mio avviso, lo descrive Antonio Gramsci nel libro Il primo Gramsci. Gli scritti politici giovanili (1914-1918).

Stai a sentire.

L’indifferenza opera prepotentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconfigge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che si ribella all’intelligenza e la strozza.

Aggiungo che l’indifferenza trae molta della sua forza dal fatto che, progettando una qualunque azione o iniziativa in ambiti anche molto diversi (non escluso quello organizzativo), tendiamo a non tenere conto del ruolo che può avere sull’esito finale.

Credo che cominciare a farlo potrà aiutarci, se a non raccogliere nuovi successi, almeno a diminuire i fallimenti.

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Commenti
Mariusz 27 Ottobre 2014 0:00

Ciao Arduino, condivido pienamente che l’idifferenza spesso ignorata (se influenzi anche nostro modo di percepire l’universo) e in grado di indurre inerzia nel nostro agire, ai nostri sentimenti (privarci/annebbiarsi di essi) e causare l’avversione all’operare, portandoci alla noia o indolenza. Ad alcuni l’indifferenza puo essere vissuta come la tristezza e la malinconia ma per gli altri come i Machiavellisti l’indifferenza sembrerebbe uno stato d’animo desiderato:”La manipolazione del pensiero di Machiavelli, l’arte di governare ispirata a un puro utilitarismo in base al quale il governante, indipendentemente da ogni considerazione di carattere morale, si serve di ogni opportuno espediente, anche il più subdolo o spietato, pur di raggiungere il proprio fine, così come recita il detto attribuito a Machiavelli, ma da lui mai pronunciato, «il fine giustifica i mezzi» quale concetto della teologia morale, a indicare il torpore malinconico e l’inerzia che prendeva coloro che erano dediti a vita contemplativa” Anche il Tommaso d’Aquino la definiva come il «rattristarsi del bene divino», in grado di indurre inerzia nell’agire il bene divino.”
Sembra che il senso del termine è in stretto rapporto con quello della noia, con la quale l’indifferenza condivide una medesima condizione originaria determinata dalla vita contemplativa: entrambe nascono da uno stato di soddisfazione e non, si badi bene, di bisogno.Il significato resta fortemente connotato, nelle culture cristiane, di implicazioni moralistiche e negative. Nel cattolicesimo e il settimo vizio capitali ed è costituito dall’indolenza nell’operare il bene.Ma forse per me l’indifferenza a piu connotazioni nella psicologia vista come una sorta di deppresione.

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