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Come fronteggiare il fanatismo?

26 Agosto 2015 | di Arduino Mancini Conflitto e teoria dei giochi - Pensare criticamente

Fra il libri di questo blog puoi trovarne uno dal titolo Contro il fanatismo, scritto dal controverso saggista e romanziere israeliano Amos Oz, il quale da sempre sostiene la necessità di individuare per il Medio Oriente una soluzione di pace che preveda la coesistenza di Israeliani e Palestinesi nello stesso fazzoletto di terra.

Il libro traccia un identikit del fanatico, che l’autore presenta come una persona assolutamente intransigente verso chiunque non condivida il proprio pensiero.

Una definizione strutturata del fanatismo ci porta a definirlo come l’adesione totale e incondizionata a una fede (religiosa, calcistica, di altra natura) o una corrente di pensiero (ideologia politica, dottrina filosofica, corrente letterario, movimento artistico, ecc.), o l’interesse ossessivo per un passatempo, una disciplina, una persona (ad esempio un leader politico), che arriva ad annullare nell’interessato qualunque forma di obiettività.

Come combattere il fanatismo?

Quali strumenti possiamo impiegare per fronteggiarne anche le forme più blande, quelle ad esempio che si annidano in certe forme di conformismo e di intolleranza che viviamo nel quotidiano?

Un valido sostegno può essere rappresentato dal pensiero critico, ponendo all’interlocutore domande che lo mettano davanti al compito di dare sostegno alle proprie tesi.

Un esempio? Leggiamo insieme questo passo tratto dal libro di Oz.

Un mio caro amico nonché collega, quel fantastico narratore israeliano che è Sammy Michael, ha vissuto un giorno un’esperienza che può capitare a tutti, prima o poi: una lunga tratta in macchina con un autista che gli ha prodigato la solita lezione sull’urgenza, per noi ebrei, di far fuori tutti gli arabi.

Sammy l’ha ascoltato e invece di sbraitare: “Ma che razza di obbrobrioso individuo è lei, un nazista, o un fascista? “, ha deciso di comportarsi diversamente. Ha dunque domandato all’autista: “E chi pensa dovrebbe uccidere tutti gli arabi?”.

Questi ha risposto: “Che intende dire? Noi! Gli ebrei israeliani! Dobbiamo! Non c’è altra scelta, guardi che cosa ci fanno quelli ogni giorno!”.

“Ma chi esattamente dovrebbe fare il lavoro? La polizia? O forse l’esercito? O la brigata di artiglieria? O le squadre mediche? Chi farà il lavoro?”

L’autista si è grattato la testa e ha detto: “Penso che dovrebbe essere equamente diviso fra noi, ognuno dovrebbe ucciderne alcuni”.

Sammy Michael, fedele al gioco, ha continuato: “Ok, supponiamo allora che a lei venga assegnato un condominio nella sua città, Haifa, e debba bussare a ogni porta o suonare il campanello, e domandare: “Mi scusi, signore, o mi scusi signora, lei è arabo?” e se la risposta è sì, allora sparare. Poi lei finisce il suo condominio, se ne sta per andare a casa, ma in quel momento”, dice Sammy all’autista, “sente che su al quarto piano c’è un bimbo che piange. Che fa, torna indietro e spara al bambino? Sì o no?”

C’è stato un momento di silenzio, e poi l’autista ha detto a Sammy Michael: “Lo sa, lei è molto crudele”.

Questo passo ha accresciuto il mio impegno nello studio del pensiero critico e delle tecniche di applicazione perché, come dice Amos Oz, “non è un rimedio rapido, non è una cura lampo, ma può funzionare”.

Che cosa ne pensi?

 

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Commenti
Francesco 26 Agosto 2015 0:00

E se a “far fuori tutti gli arabi” si sostituisse “far fuori tutti i terroristi arabi” oppure “tutti gli integralisti arabi”? Come si potrebbe applicare il pensiero critico?

Stefano Marchetto 1 Settembre 2015 0:00

In poche parole mi vien da dire “la tecnica di aprire la mente delle persone” non con un mitra, ma con il pensiero critico.

Dico bene?

AM 3 Settembre 2015 0:00

@Francesco. Il pensiero critico può essere definito come “Complesso di conoscenze e competenze che sostiene il processo di valutazione del significato autentico delle argomentazioni ascoltate, finalizzato a stabilire se quelle argomentazioni sono credibili e convincenti”.
Allora le domande alle quali possiamo trovarci a rispondere sono:
– come identifichi un integralista/terrorista arabo?
– quali sono i criteri che impieghi?
– chi li stabilisce?
E poi ancora:
– quali argomentazioni possiamo portare a sostegno della determinazione ad eliminare tutti gli integralisti/terroristi?
– chi fa il lavoro?
– con quali mezzi?
– con quale probabilità di successo?
Ho scritto a ruota libera: cosa ne pensi?
@Stefano. Sì, un tentativo non cruento che vale la pensa fare, soprattutto quando la forza sembra rafforzare il fanatismo.
Grazie e a presto leggervi.
Arduino

Silvia 28 Novembre 2015 0:00

Ciao, a mio avviso questa crisi di valori e civilta nasce dal poco impegno nel generare conoscenza, istruire, formare cioè dare alle persone gli strumenti per poter ragionare criticamente. L essere umano e’ uno; cambia il mondo che ha intorno tutti i giorni, penso il problema stia li, nel contesto. Silvia

AM 2 Dicembre 2015 0:00

Ciao Silvia,
credo che una delle funzioni della conoscenza consista nel farci comprendere il valore della diversità; valore che il fanatismo respinge.
Grazie e non stare via troppo a lungo :-).
A presto leggerti,
Arduino

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