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Al cinema? Con Paddy Power e i pop corn

25 Aprile 2016 | di Arduino Mancini Pubblicità e marketing

Negli anni ’60 Mina cantava una canzone di grande successo, ballatissima con il twist.

Renato, il protagonista, teneva un comportamento “discutibile”: di cosa si lamentava la bravissima e allora molto televisiva cantante?

Ecco il testo della canzone, che puoi ascoltare dal video:

Renato, Renato, Renato, ti voglio bene non hai capito…
Renato, Renato, Renato, se non mi baci non vivo più!
Renato, Renato, Renato, a casa tua tu mi hai invitato,
Renato, Renato, Renato, e ci ho trovato papà e mammà!
Scommetto che nessuno bacia come te, però chissà perché non lo dimostri a me!
Se tu ti decidessi a dirmi almeno sì io non sarei ridotta così!
Renato, Renato, Renato, così carino così educato, mi porti al cinema e guardi il film!
Renato, Renato, Renato, come vorrei non averti amato…
Renato, Renato, Renato, tu sei un mostro d’ingenuità!
Renato, Renato, Renato, la serenata che ti ho cantato
Renato, Renato, Renato, vuol dire che morirò per te!

Un testo coraggioso, soprattutto per gli anni ’60, nel quale una donna innamorata spera che Renato, in cui ben pochi uomini del tempo si sarebbero identificati, prenda l’iniziativa.

Sono cambiate le cose, oggi?

Guarda questo spot.

La coppia si reca al cinema, e mentre lei si commuove davanti a una scena d’amore lui tira fuori lo smartphone dal bidone di popcorn per scommettere online.

Ebbene, quando la donna se ne rende conto prontamente abbandona la pellicola e condivide sorridente con il compagno il brivido della scommessa: se solo perché rassegnata non è dato sapere.

Non dobbiamo generalizzare, certo; non tutti gli uomini negli anni ’60 si comportavano come Renato, non tutte le coppie ora vanno al cinema con il bidone di popcorn e pronte a scommettere online.

Tuttavia, non possiamo ignorare che oggi ci sono aziende che propongono il modello di scommettitore (e di coppia…) che puoi osservare nello spot, poiché sono consapevoli che esistono potenziali clienti pronti a identificarsi con esso, e sono in numero tanto elevato da giustificare l’investimento pubblicitario.

Come se Renato avesse cominciato a scommettere e Mina si fosse rassegnata.

Cosa ne pensi?

Se ti interessa il tema del gioco d’azzardo fai clic qui.

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Commenti
Cesare 28 Aprile 2016 0:00

Sarà perché io amo il cinema e voglio godermi il film in religioso silenzio e tranquillità, ma potendo una coppa del genere la farei sbattere fuori dalla sala.
Sullo spot, che dire? E’ già assurdo che in un Paese che, per dirne una, non legalizza la cannabis si sia liberalizzato invece il gioco d’azzardo che fa danni certo peggiori: e, per lo stesso motivo, che sia vietata la pubblicità del tabacco ma non quella del gioco.
Ma si sa, non olet, e lo Stato ha bisogno di far cassa…

AM 3 Maggio 2016 0:00

Ciao Cesare,
a me ciò che incuriosisce è il fatto che l’azienda abbia scelto per modello “siffatto” e ci siano persone che in tale modello si riconoscano.
Tu cosa ne pensi?
Grazie e a presto leggerti,
Arduino

Cesare 4 Maggio 2016 0:00

Ne penso che, purtroppo, molte persone effettivamente ci si riconoscono… se pensi che adesso vogliono fare delle sale apposta!
http://www.tio.ch/News/Affari/Consumi-e-risparmi/1080576/Ecco-il-cinema-che-non-vi-chiede-di-spegnere-il-telefonino/
E d’altra parte mia figlia studia con il telefonino vicino e spesso anche la TV accesa, e prende lo stesso ottimi voti. Le nuove generazioni, quelle davvero native digitali, sembrano capaci di reale multitasking (del resto, le donne lo sono sempre state).

Tiziana 5 Maggio 2016 0:00

Io penso che ha ragione Cesare, è lo stato che pur di fare “cassa” fa passare messaggi sbagliati come questo.
Anche mia figlia è sempre col cellulare in mano qualunque cosa faccia….ma a casa mia ho imposto delle regole come ad esempio: stanze in cui il cellulare non entra, e ore in cui si deve spegnere o tenere silenzioso per condividere i nostri momenti, soprattutto nella condivisione del pasto.
Vengo per questo accusata di avere una grave patologia, so perfettamente di non essere malata ma nell’omogeneità di certi comportamenti capisco quanto il mio possa sembrare molto strano addirittura patologico.
Comunque se ci sono aziende che si permettono di proporre certi modelli di comportamento io le farei chiudere… i messaggi sbagliati passano e prendono piede facilmente portando ad una massificazione deleteria…ciascuno di noi è un essere unico ed è proprio quella “unicità” che va difesa!

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