Quando dire "basta" serve a fermare un conflitto

Regia di Ziad Doueiri – 2017 - Libano, Francia, USA, Belgio, Cipro - 112 min

L'insulto

20 Dicembre 2017 | di Arduino Mancini Conflitto e Negoziato - Diversità - Guerra - Saper ascoltare - Teoria dei giochi

“L’insulto” è un film è ambientato nella Beirut di oggi, una città ancora segnata dalla guerra civile conclusasi militarmente nel 1990.

I protagonisti sono Toni, un meccanico che milita nel partito della destra cristiana, e Yasser, un profugo palestinese che lavora come responsabile di cantiere per un’azienda edile.

Un tubo che scarica acqua in strada invece che nella canalina di raccolta diventa il motivo di un diverbio, che si conclude con un insulto sproporzionato: si innesca così una spirale che nessuno dei due contendenti prova a fermare e che esce dall’ambito privato, fino a diventare un caso che divide l’intero paese e che rende evidenti i rancori generati dalle differenti culture politiche e religiose.

Un film potente, magistralmente recitato (è valso a Kamel El Basha la Coppa Volpi per il miglior attore protagonista al Festival del Cinema di Venezia nel 2017), della trama del quale di più non intendo raccontarti.

Ora guarda alcune scene: poi ti dirò su quali aspetti della storia, a mio avviso, è opportuno prestare attenzione.

Come guardare il film

La sceneggiatura nasce da un’idea del regista Ziad Doueiri e della sua compagna e co-sceneggiatrice Joelle Touma; in un momento di nervosismo l’uomo si lascia andare a un insulto, che diventa l’occasione per andare all’origine di certi comportamenti, quasi mai casuali.

La pellicola ci offre l’occasione di osservare temi diversi e su di essi riflettere. Ecco quelli che più mi hanno colpito:

  • la difficoltà che abbiamo nel governare la rabbia, che ci porta a dire e a fare cose delle quali quasi sempre finiamo per pentirci;
  • la difficoltà, in un conflitto, di dire basta e cambiare pagina. Anche quando dire basta è nel nostro interesse;
  • la tendenza a concentrarci sulle nostre ragioni ignorando quelle degli altri, spesso altrettanto legittime;
  • la capacità, prevalentemente femminile, di tenere i piedi per terra e guardare pragmaticamente a un futuro che garantisca l’integrità e la serenità della famiglia, superando conflitti che portano sofferenza e distruzione;
  • il rapporto fra padre e figlia, avvocati rivali in un processo che vede la storia sul banco degli imputati, prima ancora dei protagonisti;
  • il potere di piccoli gesti di solidarietà e aiuto, capaci più di tante parole di superare le barriere e creare vicinanza;
  • la forza della comprensione delle ragioni altrui, capace di allargare orizzonti e rendere vieppiù evanescenti le ragioni del conflitto.

Un film che non dimenticherai.

Il cast

Adel Karam, Kamel El Basha, Camille Salameh, Diamand Bou Abboud, Rita Hayek

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