Scacchi e persecuzione razziale in un romanzo che ti catturerà

Paolo Maurensig - Adelphi - 2003 - 158 pagg

La variante di Lüneburg

3 Gennaio 2011 | di Arduino Mancini Diversità - Gialli - Narrativa - Scacchi

Un colpo di pistola chiude la vita di un ricco imprenditore tedesco.

È un incidente? Un suicidio? Un omicidio? L’esecuzione di una sentenza? E per quale colpa?

La risposta vera è un’altra: è una mossa di scacchi.

Dietro quel gesto si spalanca un inferno che ha la forma di una scacchiera. Risalendo indietro nel tempo, mossa per mossa, troveremo due maestri del gioco, opposti in tutto, e animati da un odio inesauribile, che attraversano gli anni e i cataclismi politici pensando soprattutto ad affilare le proprie armi per sopraffarsi.

Che uno dei due sia ebreo e l’altro sia stato un ufficiale nazista è solo uno dei vari corollari del teorema.

Ciò che rende interessante questo libro è la costante tensione dei due rivali a comprendere quale potrà essere il comportamento dell’avversario dopo la mossa successiva: e vincerà la partita chi riuscirà a sorprendere il nemico.

Un grande maestro del gioco, Kasparov, ha detto: «Gli scacchi sono lo sport più violento che esista». Asciutto, lucido, teso, questo romanzo lo conferma con una storia che procede essa stessa come un’efferata partita di scacchi.

Vediamo un breve brano.

«Fu proprio in quel primo periodo, durante una delle mie esibizioni, che lo incontrai per la prima volta. Credo che ciascuno di noi abbia, in qualche parte del mondo, il proprio antagonista, l’alter ego negativo, come ciò che si oppone ai Santi Nomi dell’Albero della Vita: la Qlippah, di cui i saggi sconsigliano perfino di pronunciare il nome, il serpente sempre pronto a sollevare la testa, l’avversario che non ci sì augurerebbe mai di incontrare e nel quale, tuttavia, si finisce per imbattersi, essendo egli parte del nostro stesso essere. Nel mio caso, sembrò che tutti gli sforzi fatti, compresi quelli delle generazioni passate, non mirassero, e da secoli non avessero mirato, che a combinare questo scontro mortale»

 

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