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Un metodo infallibile per arrivare al successo attraverso l'errore

I 7 passi per sbagliare in modo sistematico

23 Settembre 2014 | di Arduino Mancini La tua formazione

Post rivisto il 13 maggio 2021

Situazioni come quella nella vignetta non sono rare, specie nelle organizzazioni nelle quali la cultura della colpa ha radici profonde.

Situazioni che ci spingono a farci alcune domande:

  • perché l’errore ci spaventa tanto?
  • sbagliare, in determinate circostanze, può avere dei vantaggi?
  • possiamo trasformare l’errore in una opportunità di apprendimento?

In questo breve post voglio parlarti dei diversi tipi di errore che possiamo commettere, in modo da evitare quelli indesiderabili e commettere consapevolmente gli altri.

Soprattutto,

voglio presentarti l’errore sistematico e modi di impiegarlo con successo, ripetutamente.

Ma andiamo al sodo.

Il primo tipo di errore che possiamo commettere è la violazione, della legge o più in generale del diritto altrui, che si commette consapevolmente; esempi classici sono la corruzione, l’evasione fiscale, il falso in bilancio e altro ancora: l’elenco può essere sterminato. Chi commette una violazione del diritto in modo consapevole cerca di procurarsi dei vantaggi a danno di altri e di sfuggire alla legge.

Il secondo tipo di errore è la sciocchezza, che non porta vantaggi a chi la compie o addirittura genera un danno; della stupidaggine compiuta si diventa consapevoli successivamente, quando non si ottengono i risultati sperati o si subisce il danno. La sciocchezza si accompagna spesso al rimpianto e può essere generata dalla violazione inconsapevole della legge, dalla distrazione o dalla sottovalutazione delle conseguenze di determinate scelte o azioni (fai clic qui per saperne di più).

Il terzo tipo è costituito dagli errori latenti, generati da azioni consapevoli che hanno conseguenze inattese. Le azioni possono essere generate da un’errata percezione dalla realtà, dalle trappole mentali alle quali siamo soggetti, dalla insufficiente conoscenza dell’ambiente nel quale operiamo o del compito che stiamo svolgendo. La pericolosità di questo tipo di errore risiede nel fatto che le sue conseguenze sono visibili solo tempo dopo, quando se ne manifestano le conseguenze e porre rimedio è molto difficile se non impossibile. Un esempio di errore latente è quello generato dal cosiddetto liking bias, che ci porta ad acquistare cose delle quali non abbiamo stretta necessità da persone che ci sono simpatiche: dell’errore ci rendiamo conto successivamente, quando l’acquisto è avvenuto e l’oggetto si rivela in tutta la sua inutilità (fai clic qui se vuoi approfondire).

Il quarto tipo di errore è quello sistematico, quello cioè che compiamo intenzionalmente per accrescere la nostra conoscenza. Esso è poco utilizzato sia dalle persone sia dalle organizzazioni perché, quando dobbiamo individuare una soluzione di qualsivoglia natura, tendiamo a farci un’idea precisa e a cercare conferma della sua validità; punto non irrilevante, la conferma della bontà della nostra intuizione costituisce anche una indiretta misura del nostro valore. A sostegno del valore dell’errore sistematico riporto due osservazioni di Thomas Edison, uno che di invenzioni se ne intendeva:

“Se trovo diecimila modi in cui una cosa non funziona, non ho fallito. Non mi sento scoraggiato perché ogni possibilità scartata rappresenta soltanto un altro passo in avanti”.

“La vera misura del successo è il numero di esperimenti che si può concentrare in ventiquattr’ore”.

A questo punto è lecito domandarsi: non può essere pericoloso l’errore sistematico? In che misura può essere applicato anche alla gestione del business o addirittura nella vita di tutti i giorni?

Di seguito i 7 passi che può essere utile seguire:

  1. Individuare nuove iniziative da perseguire;
  2. Guardare ad esse con la consapevolezza che alcune potranno avere successo, altre no;
  3. Considerare l’errore come fonte di informazione e di nuova conoscenza;
  4. Essere disposto a vedere smentite le proprie convinzioni;
  5. L’errore sia sostenibile, poiché l’esperimento deve essere significativo ma non tanto rischioso da comportare la rovina in caso di fallimento;
  6. Analizzare l’esperimento e comprendere dove si è commesso l’errore. In assenza di analisi si rinuncia all’apprendimento, fine ultimo dell’errore sistematico;
  7. Valutare la possibilità di estendere l’impiego di quanto si è appreso ad altri ambiti o a livello organizzativo.

Ecco, se farai di questi punti un atteggiamento mentale avrai compiuto un importante passo in avanti verso il successo delle tue iniziative.

Una sola cosa, per concludere: non posso garantirti che l’intelligente di turno non ti dica, di fronte all’errore sistematico, Te lo avevo detto oppure Tutta colpa tua.

Ma tu questo lo sai già, vero?

Se vuoi approfondire il tema dell’errore puoi leggere Elogio dell’errore e Trappole mentali.

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Commenti
Cesare 9 Ottobre 2014 0:00

Dipende anche dal settore- Se organizzo spedizioni di materiale ai clienti, l’errore devo cercare di evitarlo, perché l’errore è un costo che non necessariamente si traduce in conoscenza: posso fare esperimenti, certo – che so, con un nuovo metodo di spedizione, o un nuovo vettore – ma con molta cautela e pronto a riparare l’eventuale insuccesso prima che diventi un problema.
INella ricerca e sviluppo, invece. l’errore va cercato, nello spirito dell’osservazione di Edison che hai citato. Ricordo una responsabile R&S della Heineken olandese che mi diceva che se troppi progetti andavano a buon fine venivano ripresi dalla Direzione: perchè voleva dire che non stavano veramente facendo ricerca in nuove direzioni, ma solo andando sul sicuro.

AM 10 Ottobre 2014 0:00

Ciao Cesare,
credo che le cose stiano proprio come le descrivi.
A presto leggerti,
Arduino

Tiziana 21 Ottobre 2014 0:00

Stando alla tesi di Cesare, e se è applicabile a tutti i settori nella vita, ne deduco che inconsapevolmente ho fatto e continuo a fare ricerca…c’è dunque qualche speranza di sviluppo…mi sento un tantino sollevata!

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