{"id":12568,"date":"2010-11-26T00:00:00","date_gmt":"2010-11-25T23:00:00","guid":{"rendered":"https:\/\/www.tibicon.net\/2010\/11\/il-capo-e-la-critica-indigesta\/"},"modified":"2019-01-22T07:34:57","modified_gmt":"2019-01-22T06:34:57","slug":"il-capo-e-la-critica-indigesta","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.tibicon.net\/2010\/11\/il-capo-e-la-critica-indigesta\/","title":{"rendered":"Il capo e la critica\u2026 indigesta"},"content":{"rendered":"
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Oggi affronto per la prima volta il tema della critica al capo da parte dei collaboratori<\/strong>.<\/p>\n

Per dirla alla pane e salame, quale atteggiamento assumono i capi di fronte alla critica che \u00e8 rivolta loro a fronte di decisioni o comportamenti ritenuti sbagliati?
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Nella mia, ormai non pi\u00f9 \u201cbrevissima\u201d, esperienza professionale ho potuto notare che la disponibilit\u00e0 ad accogliere una valutazione delle proprie decisioni o prestazioni da parte di colleghi e collaboratori diminuisce al crescere delle responsabilit\u00e0 assegnate<\/strong>.<\/p>\n

Perch\u00e9 beccarsi una critica dall\u2019alto ci sta, ma da un collega o, peggio, un collaboratore neanche a parlarne.<\/p>\n

Le radici di questo atteggiamento possono essere le pi\u00f9 diverse ma oggi vi parler\u00f2 di quella, a mio avviso, pi\u00f9 diffusa.<\/p>\n

Enunciatela come vi pare, ma chi pi\u00f9 chi meno pensiamo tutti che un capo \u00e8 un capo perch\u00e9 possiede maggiore conoscenza, esperienza e competenza dei collaboratori<\/strong>.<\/p>\n

Se non ce l\u2019ha, che ci sta a fare in quel posto?<\/p>\n

Questa visione della gestione delle persone e delle responsabilit\u00e0 assegnate, purtroppo ancora prevalente, nasce da una visione dell\u2019organizzazione nella quale la promozione a capo avviene quando \u201cse ne sa pi\u00f9 degli altri\u201d o si \u00e8 accumulata maggiore esperienza<\/strong>: in sostanza \u00e8 il capo a gestire<\/strong> le attivit\u00e0 e i collaboratori<\/strong> sono assistenti <\/strong>ai quali \u00e8 delegata parte delle attivit\u00e0 condotta sotto un controllo pi\u00f9 o meno stretto<\/strong>.<\/p>\n

E se le cose non vanno bene? Allora i collaboratori tendono a starsene allineati e coperti, per evitare situazioni come quelle nella vignetta<\/strong>.<\/p>\n

Teniamo famiglia<\/strong> e se le cose vanno un po\u2019 meno bene pazienza.<\/p>\n

Come se ne esce?<\/p>\n

Prima di tutto con l\u2019osservare com\u2019\u00e8 cambiato il lavoro.<\/p>\n

I capi si trovano a gestire attivit\u00e0 e responsabilit\u00e0 <\/strong>che prevedono un corpo di conoscenze nettamente superiore al passato<\/strong>: pochi, veramente pochi i ruoli, nelle organizzazioni di ogni tipo, in cui tutta la conoscenza necessaria pu\u00f2 essere posseduta da una sola persona.<\/p>\n

Il capo <\/strong>allora si configura non pi\u00f9 come quello che \u201cne sa di pi\u00f9\u201d e dice agli altri come fare ma come il gestore di conoscenze e competenze distribuite nell\u2019organizzazione. <\/strong><\/p>\n

E allora avvalersi della conoscenza dei collaboratori nel prendere una decisione e nel valutarne le conseguenze, insieme e in modo costruttivo<\/strong> assumendo comunque su di s\u00e9 la responsabilit\u00e0 dei risultati, pu\u00f2 essere considerato un punto di forza<\/strong> e non un indicatore di debolezza.<\/p>\n

Chi ci guadagna da un atteggiamento del genere?<\/p>\n

I collaboratori<\/strong>, che vedono valorizzato il loro ruolo e la loro persona.
\nLe organizzazioni<\/strong>, che funzionano meglio e vedono diminuire il rischio di non cogliere i risultati attesi.
\nI capi<\/strong>, che vedono crescere i risultati e vivono con maggiore serenit\u00e0 la possibilit\u00e0 di sbagliare<\/strong>.<\/p>\n

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Collegamenti utili<\/strong><\/p>\n