{"id":14130,"date":"2019-05-06T00:00:00","date_gmt":"2019-05-05T22:00:00","guid":{"rendered":"https:\/\/www.tibicon.net\/2017\/02\/tecnologia-innovazione-design-driven\/"},"modified":"2019-05-06T08:10:11","modified_gmt":"2019-05-06T06:10:11","slug":"tecnologia-innovazione-design-driven","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.tibicon.net\/2019\/05\/tecnologia-innovazione-design-driven\/","title":{"rendered":"Quando la tecnologia deprime l\u2019innovazione"},"content":{"rendered":"
In un mondo in cui tutte le imprese dichiarano ai quattro venti di essere innovative e di fare della tecnologia la leva per la costruzione e il mantenimento di un vantaggio competitivo durevole, \u00e8 pi\u00f9 lecito porre a noi stessi\u00a0 una domanda complicata:<\/p>\n
\n“La tecnologia pu\u00f2 rappresentare un ostacolo all’innovazione?”<\/span><\/strong><\/h3>\n<\/blockquote>\n
\nIo credo di s\u00ec<\/strong>, e pi\u00f9 spesso di quanto non crediamo: in questo articolo cercher\u00f2 di spiegartene le ragioni<\/strong>.<\/p>\nInnanzitutto poniamoci due domande:<\/span><\/p>\n
\n
- Che cosa distingue un\u2019organizzazione “realmente” innovativa<\/strong> da una che solo pensa di esserlo?<\/li>\n
- Quali sono le caratteristiche di un\u2019impresa<\/strong> che ha fatto dell\u2019innovazione<\/strong> una competenza organizzativa<\/strong>?<\/li>\n<\/ul>\n
Se hai gi\u00e0 una risposta, puoi smettere di leggere l\u2019articolo perch\u00e9 non ti dir\u00e0 niente di nuovo: in caso contrario dedicare un paio di minuti alla sua lettura non ti recher\u00e0 danno.<\/p>\n
Diciamo subito che in Italia possiamo trovare quattro tipi di imprese:<\/span><\/p>\n
\n
- Quelle che si dichiarano innovative ma che, di fatto, si adeguano alle mosse dei leader di mercato<\/strong>. Un po\u2019 come quei ciclisti \u201csucchiaruote\u201d, che tengono la ruota anteriore a ridosso di quella posteriore di chi li precede, per trarre vantaggio dalla minore resistenza dell\u2019aria e cercare di prevalere in volata. Sono imprese restie all\u2019investimento in conoscenza, al quale cedono solo quando l\u2019acqua \u00e8 arrivata alla gola.<\/li>\n
- Aziende<\/strong> che si ritengono innovative perch\u00e9 si danno da fare per lanciare prodotti e servizi in gran numero, ma che a domande quali \u00abChe cosa fai per essere pi\u00f9 innovativo del tuo concorrente?\u00bb oppure \u00abCome funziona un\u2019organizzazione che sa innovare?\u00bb non forniscono una risposta convincente. Insomma, sono quelle organizzazioni che arrivano a sera stremate e convinte di aver dato il meglio, senza peraltro una percezione tangibile di cosa questo \u201cmeglio\u201d abbia prodotto<\/strong>.<\/li>\n
- Imprese pi\u00f9 innovative di altre perch\u00e9 contano su poche persone in possesso di competenze superiori, o addirittura esclusive. <\/strong>Hanno raggiunto una posizione interessante, o addirittura la leadership di mercato, grazie all\u2019idea del fondatore (o di pochi altri) che resta il \u201cdeus ex machina\u201d: a lui \u00e8 demandata la responsabilit\u00e0 di generare nuove idee. Grazie alla convinzione che la creativit\u00e0 non si insegna, l\u2019impresa cerca all\u2019esterno le persone quel \u201cmarchio di fabbrica\u201d che ritiene di non essere in grado di generare. Il risultato? Pochi sono gratificati dall\u2019idea di essere decisivi per il successo dell\u2019impresa, mentre gran parte dell\u2019organizzazione si sente autorizzata a mettere il cervello in naftalina.<\/li>\n
- Infine, ci sono imprese che credono che la creativit\u00e0 possa diventare un patrimonio di tutta l\u2019organizzazione e che hanno scelto di fare dell\u2019innovazione una competenza organizzativa<\/strong>. Queste ultime investono nella conoscenza delle persone, a tutti i livelli della gerarchia, e nelle tecnologie che favoriscono velocit\u00e0 di trasferimento e disponibilit\u00e0 dell\u2019informazione: per trasformarla in conoscenza e nuovi prodotti, servizi e soluzioni.<\/li>\n<\/ol>\n
La particolare struttura del tessuto industriale italiano fa s\u00ec che le imprese appartenenti al gruppo 2 <\/strong>siano particolarmente numerose<\/strong>, come<\/strong> del resto quelle del primo<\/strong> e del terzo gruppo<\/strong>.<\/p>\n
Che dire invece delle aziende che troviamo nel gruppo 4<\/strong>? Quali sono le loro caratteristiche?<\/p>\n
Queste organizzazioni hanno capito che la creativit\u00e0 non \u00e8 ad appannaggio solo dei geni, dei ribelli o degli artisti, e che la generazione di nuove idee avviene attraverso la (ri)scoperta e l\u2019impiego di tecniche di pensiero che sono alla portata di tutti<\/strong>; perch\u00e9 tutti possono apprenderle.<\/p>\n
L\u2019importante \u00e8 volerlo.<\/p>\n
Del resto, il tratto personale \u00e8 una variabile importante, ma il singolo genio raramente potr\u00e0 competere con un\u2019organizzazione che, coralmente, ha imparato a esplorare i confini della propria capacit\u00e0 di inventare: Google insegna.<\/p>\n
Queste imprese hanno anche compreso che non c\u2019\u00e8 creativit\u00e0 senza libert\u00e0<\/strong>, e che il clima organizzativo \u00e8 una variabile fondamentale; responsabilizzazione<\/strong>, motivazione<\/strong>, comunicazione<\/strong>, apprendimento<\/strong>, circolazione della conoscenza e valorizzazione dell\u2019errore rappresentano aspetti che l\u2019organizzazione ha imparato a praticare senza esitazioni.<\/p>\n
Dopo questa doverosa premessa possiamo chiederci:<\/span><\/p>\n
\n
- Quale ruolo ha la tecnologia in questo contesto?<\/li>\n
- Quale utilit\u00e0 pu\u00f2 avere nei processi di innovazione?<\/li>\n<\/ul>\n
L\u2019impatto della tecnologia<\/strong> \u00e8 certo considerevole, ma pu\u00f2 non essere positivo<\/strong>: vediamo per quale ragione.<\/p>\n
Negli ultimi venti anni l\u2019innovazione<\/strong> ha subito un\u2019accelerazione spaventosa<\/strong>, che ha avuto in un sempre pi\u00f9 breve ciclo di vita<\/strong> dei prodotti l\u2019effetto pi\u00f9 visibile:<\/span><\/p>\n
\n
- la rete e le tecnologie per la gestione dell\u2019informazione<\/strong> hanno contribuito ad un incremento esponenziale della velocit\u00e0 di trasferimento della conoscenza, favorendo la nascita di nuove idee e la loro trasformazione in nuove proposte ai mercati;<\/li>\n
- le soluzioni destinate alla comunicazione fra gruppi anche molto distanti<\/strong>, l\u2019immagazzinamento e la consultazione di dati ed esperienze nei cosiddetti \u201cdatabase della conoscenza<\/strong>\u201d, le applicazioni in grado di favorire lo sviluppo di nuove idee rappresentano una risorsa ormai irrinunciabile.<\/li>\n<\/ul>\n
Tuttavia, dobbiamo essere consapevoli che questi strumenti possono rivelarsi pericolosi quando danno l\u2019illusione di poter seguire pi\u00f9 attivit\u00e0 contemporaneamente; ad esempio, pi\u00f9 applicazioni necessarie alla gestione delle attivit\u00e0 quotidiane possono trovare posto sullo stesso tablet che ospita la posta elettronica, dandoci l\u2019illusione di poter gestire contemporaneamente ed efficacemente pi\u00f9 attivit\u00e0 nello stesso tempo<\/strong>.<\/p>\n
Purtroppo, si tratta solo di un\u2019illusione.<\/p>\n
Infatti, ogni volta che siamo immersi in un compito che assorbe completamente la nostra attenzione e ce ne stacchiamo per intraprenderne un\u2019altra altrettanto importante, il tempo che consumiamo non \u00e8 inferiore a 10 minuti per ciascuna fase: insomma, 20 minuti buttati e tanta, tanta energia bruciata.<\/em><\/p>\n
Spesso inconsapevolmente.<\/p>\n
Per citare un personaggio certo autorevole in fatto di innovazione, voglio citare un’intervista di Giovanni Minoli (Radio 24) a Federico Marchetti, amministratore delegato di Yoox<\/strong>, leader nella vendita online di capi di alta moda. Quando il giornalista ha domandato \u201cC\u2019\u00e8 un momento in cui pi\u00f9 degli altri le vengono nuove idee?<\/em>\u201d, Marchetti ha risposto: \u201cQuando sono in piscina, lontano dallo smartphone\u2026<\/em>\u201d.<\/p>\n
Per chiudere, vorrei ricordare le parole di Abramo Lincoln:<\/p>\n
<\/p>\n
\u201cSe avessi 8 ore per segare un albero ne spenderei 6 per affilare la mia sega\u201d<\/span><\/strong><\/h3>\n
<\/p>\n
Ecco, impiegare la tecnologia per gestire al meglio un\u2019attivit\u00e0 per volta ci aiuta ad affilare una sega<\/strong>, mentre pensare di usarla per gestire contemporaneamente due attivit\u00e0<\/strong> equivale a cercare di impiegare la stessa sega per tagliare due alberi nello stesso momento<\/strong>.<\/p>\n
E difficilmente riuscire a tagliarne uno<\/strong>.<\/p>\n
Cosa ne pensi?<\/p>\n
Se vuoi approfondire il tema<\/strong> puoi trovare interessanti questi corsi di formazione<\/strong>:<\/p>\n
\n
- Imparare a esercitare pensiero creativo<\/a><\/li>\n
- La gestione di un progetto di cambiamento<\/a><\/li>\n<\/ul>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
In un mondo in cui tutte le imprese dichiarano ai quattro venti di essere innovative e di fare della tecnologia la leva per la costruzione e il mantenimento di un vantaggio competitivo durevole, \u00e8 pi\u00f9 lecito porre a noi stessi\u00a0 una domanda complicata: “La tecnologia pu\u00f2 rappresentare un ostacolo all’innovazione?” Io credo di s\u00ec, e […]<\/p>\n","protected":false},"author":2,"featured_media":5822,"comment_status":"open","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"_bbp_topic_count":0,"_bbp_reply_count":0,"_bbp_total_topic_count":0,"_bbp_total_reply_count":0,"_bbp_voice_count":0,"_bbp_anonymous_reply_count":0,"_bbp_topic_count_hidden":0,"_bbp_reply_count_hidden":0,"_bbp_forum_subforum_count":0},"categories":[200],"tags":[],"acf":[],"yoast_head":"\n
Quando la tecnologia deprime l\u2019innovazione - L'illusione del multitasking<\/title>\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\n\t\n\t\n\t\n\n\n\n\n\n\t\n\t\n\t\n