![\"strategie](\"https:\/\/www.tibicon.net\/wp-content\/uploads\/2018\/07\/strategie-di-business-4801.png\")
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Visto che siamo fra noi, ce lo possiamo dire: il cambiamento, l\u2019innovazione e tutto quello che si portano dietro sono una gran seccatura.<\/p>\n
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Nei nostri sogni, intere generazioni vivrebbero in un mondo immutabile, le une vicine alle altre, con il futuro dipinto di rosa da posti fissi ragionevolmente garantiti; nessuna necessit\u00e0 di aggiornamento, consumi stabili, nessun bisogno di fare manutenzione a quelle quattro cose che abbiamo imparato sui banchi di scuola o all\u2019universit\u00e0, nessuno a gridare allo scandalo quando i figli sostituiscono i padri nella stessa azienda.<\/p>\n
Ma poi arriva il rompiscatole di turno, quello che a starsene in poltrona senza pensare proprio non ce la fa, e che s\u2019inventa quella cosa odiosa della quale cominciano a parlare proprio tutti e che non mi ricordo mai come si chiama\u2026<\/p>\n
Ah, s\u00ec, la disruptive innovation<\/em>, la novit\u00e0 che crea nuovi mercati e ne distrugge altri, e che ci costringe a ribaltare le imprese come fossero calzini; a licenziare persone e ad assumerne altre, convertendone quante pi\u00f9 possibile, e a cambiare la cultura aziendale: facile, come bere un bicchiere d\u2019acqua.<\/p>\n E quando non ci si mette l\u2019innovazione disruptive<\/em>, ecco che compare quella evolutiva<\/em>, forse ancora peggio della prima; quella almeno la vedi, immediata, improvvisa, che quando ti si para davanti capisci subito che niente sar\u00e0 pi\u00f9 come prima.<\/p>\n Ma quella evolutiva no, quella neanche la vedi: \u00e8 fatta di cambiamenti impercettibili, apparentemente innocui, una malattia inesorabile che avanza lentamente e distrugge tutto quello che le si para davanti. E ti accorgi di lei quando ormai \u00e8 entrata nella tua vita e non potresti pi\u00f9 cacciarla, neanche se volessi.<\/p>\n E allora, che fare?<\/p>\n Lasciare che cambiamento e innovazione facciano il loro corso lasciandosi dietro una scia di disagio e sofferenza, oppure provare a giocare la partita con le stesse armi di quei rompiscatole che se ne inventano sempre una?<\/p>\n Credo proprio che dobbiamo metterci l\u2019animo in pace e bere l\u2019amaro calice: poich\u00e9 innovazione e cambiamento non possiamo evitarli, rimbocchiamoci le maniche e cerchiamo di fare la nostra parte, cerchiamo di trasformando in qualcosa di sostenibile, gestibile senza troppi mali di pancia.<\/p>\n Come si fa? Esiste una ricetta?<\/p>\n Devi innanzitutto sapere che le imprese leader nel mercato di riferimento fanno molto fatica a rimanere in vetta quando tecnologie o altri fattori decisivi cambiano. Perch\u00e9 aziende che oggi investono in modo massiccio in tutto ci\u00f2 che \u00e8 necessario per mantenere i loro Clienti non riescono a investire nelle tecnologie che altri Clienti, con ogni probabilit\u00e0 diversi, richiederanno in futuro?<\/p>\n La risposta \u00e8 semplice: le imprese restano \u201ctroppo\u201d vicine ai loro mercati ed esitano a mettere in discussione tutto ci\u00f2 che si \u00e8 finora dimostrato vincente.<\/p>\n Come superare una situazione tanto pericolosa?<\/p>\n Una strada consiste nell\u2019adottare una strategia cosiddetta \u201cambidestra<\/em>\u201d, che consiste nel continuare a investire nel mercato che oggi garantisce \u201cla pagnotta\u201d e contemporaneamente esplorare nuove strade, per evitare che i cambiamenti nei mercati e nelle tecnologie erodano il vantaggio competitivo faticosamente costruito; facile a dirsi, per niente da farsi: e per evitare che le due anime dell\u2019impresa finiscano fatalmente per collidere impiegano aziende o divisioni completamente scollegate da quelle che seguono il mercato di riferimento.<\/p>\n Questo fanno le imprese che riescono a rimanere al vertice molto a lungo: evitano di restare attaccate al comfort<\/em> e pensano a cosa potr\u00e0 funzionare \u201cdopo\u201d.<\/p>\n Come si comportano invece le imprese che non riescono a restare a lungo al vertice, o che addirittura vivacchiano senza raggiungere un\u2019autentica leadership?<\/p>\n Fra le soluzioni di sviluppo organizzativo che ho registrato con maggiore frequenza cito l\u2019abitudine di promuovere a posizioni manageriali la persona pi\u00f9 esperta, che finisce per essere anche in possesso di una conoscenza specifica superiore a quella dei collaboratori: il contabile pi\u00f9 bravo diventava responsabile amministrativo, il miglior venditore assurge alla carica di sales manager, il miglior tecnico di assistenza prende la responsabilit\u00e0 di tutte le attivit\u00e0 di assistenza.<\/p>\n I Collaboratori hanno cos\u00ec nel Capo un punto di riferimento; lui sa tutto quel che c\u2019\u00e8 da sapere, a lui tutto si pu\u00f2 chiedere e lui, nell\u2019improbabile caso in cui non sia preparato, ha l\u2019onere di scovare la risposta.<\/p>\n Ma un bel giorno le stesse imprese cominciato a realizzare che la conoscenza disponibile \u00e8 andata moltiplicandosi, anche per il dirompente avvento di Internet, grazie a una rapidit\u00e0 di movimento e di facilit\u00e0 di accesso mai sperimentate in precedenza; pian piano scoprono che tutto quello che c\u2019era da sapere in una sola testa non ci sta pi\u00f9.<\/p>\n Nello sconcerto di molti Capi, i Collaboratori si erano trasformati da propaggini a persone portatrici di conoscenze specifiche, essenziali per l\u2019organizzazione: un cambiamento anche in questo caso graduale, quasi non avvertito.<\/p>\n Come lo ha vissuto il Capo?<\/p>\n Beh, molti non se ne sono accorti e continuano a sentirsi in obbligo di essere i principali depositari \u00a0di una conoscenza che, tutta insieme, non possono detenere; sono cresciuti nel silenzio di un latente senso di inadeguatezza, nell\u2019ansia di non sentirsi \u201cin tiro\u201d, di perdere una leadership basata su un sapere esclusivo, in un\u2019organizzazione che corre inconsapevolmente verso il declino.<\/p>\n Il cambiamento di rotta consiste nel prendere consapevolezza del fatto che il manager non \u00e8 pi\u00f9 obbligato a detenere tutto il sapere relativo alle responsabilit\u00e0 che gli sono state affidate, e che il suo compito consiste nel gestire conoscenze e competenze delle quali i suoi Collaboratori sono portatori: apparentemente rinunciando al potere, nei fatti creando le condizioni per un vantaggio competitivo sostenibile.<\/p>\n Insomma, quella di adottare una strategia ambidestra sembra essere una strada dura, difficile, una vera seccatura: della quale faremmo volentieri a meno.<\/p>\n Ma rinunciarvi sarebbe, da parte del management, una leggerezza.<\/p>\n Quanto (in)sostenibile?<\/p>\n <\/p>\n