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Una vita felice? Solo quando è finita

11 Febbraio 2010 | di Arduino Mancini Storie Storielle Storiacce


Non importa con quanta frequenza si vince, se una perdita è troppo costosa da sopportare.

Questa l’affermazione di N.N.Taleb nel suo libro Il cigno nero a proposito del ruolo degli eventi casuali sulla vita delle persone.

Secondo Taleb una vita non può essere definita felice se non dopo la morte, perché anche un solo evento negativo può condizionarla in modo determinante.

E per aiutare il lettore a comprendere la sua tesi egli racconta una storia, che riassumo liberamente per voi.

Creso, re della Lidia, era considerato l’uomo più ricco dei suoi tempi (ancora oggi usiamo l’espressione “ricco come Creso” per indicare una persona di grande ricchezza).

Narra Erodoto che egli abbia un giorno ricevuto in visita Solone, il legislatore greco noto per dignità, coraggio, umiltà, intelligenza, riservatezza e moralità senza macchia. Solone non mostrava ammirazione né per il re né per lo splendore che lo circondava.

Creso era così irritato dall’atteggiamento di Solone, che tentò di fargli esprimere qualche apprezzamento. Gli chiese se avesse mai conosciuto un uomo più felice di lui.

Solone citò un uomo che aveva condotto un’esistenza nobile ed era morto in battaglia. Invitato a fornire altri esempi, Solone citò vite simili e ormai concluse.

Creso, spazientito, gli chiese a bruciapelo se lui stesso non fosse da considerare il più felice degli uomini.

Solone rispose: «Nella vita di un uomo numerosi accadimenti possono turbare una condizione fino a quel momento felice. Questa circostanza non ci permette d’essere arroganti sulla base di ciò di cui godiamo oggi, o di ammirare una felicità che può ancora, nel corso del tempo, subire cambiamenti. Infatti, il futuro incerto è ancora da venire, con tutta la sua possibile varietà, e possiamo chiamare felice solo colui cui la divinità abbia garantito felicità continua fino alla fine».

Creso non apprezzò la risposta di Solone. Ma se ne ricordò quando, dopo aver perso in battaglia contro il re persiano Ciro, egli stava per essere bruciato vivo quando invocò il nome di Solone, urlando «avevi ragione!».

Ciro gli chiese i motivi di tale insolita invocazione, e Creso gli raccontò dell’ammonimento di Solone. Ciò impressionò Ciro così tanto da indurlo a risparmiare la vita di Creso e a riflettere sul proprio destino personale.

Le persone, in passato, riflettevano più di quanto non facciamo noi.

PS: Nel racconto di Erodoto vi sono numerose incongruenze storiche, che permettono di affermare che l’incontro fra Solone e Creso non ebbe mai luogo. Ma questo non toglie valore alla storia.

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