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Il potere, in Italia, mantiene giovani

18 Maggio 2010 | di Arduino Mancini Ritirarsi con (in)successo

Antoine Bernheim, banchiere francese per molte decine di anni protagonista nello scacchiere della finanza internazionale, fino al 24 aprile scorso presidente delle Assicurazioni Generali, non è stato riconfermato nella carica.

Ha rivendicato il merito di aver valorizzato gli amministratori delegati attuali, ha ricordato i risultati raggiunti, è stato polemico con l’azionista,

Insomma, l’ha presa male.

Colpisce, della rapida rassegna stampa su web che ho condotto, che i media tendano a sorvolare sul dato anagrafico: Antoine Bernheim è nato nel 1924. Ha 86 anni.

E allora? Come il giovane Antoine ha risposto a un irriverente giornalista, Enrico Cuccia a 93 anni guidava Mediobanca.

A sostituire Bernheim è stato chiamato Cesare Geronzi, che è anche presidente di Mediobanca, azionista di riferimento delle Generali.

Ricambio generazionale?

Difficile sostenerlo. Cesare Geronzi, classe 1935, ha75 anni.

Persone che non riescono a staccarsi dal potere?

Non è detto.

Possibile che entrambi abbiano costretto le persone alle quali vogliono bene a rinunciare alla loro presenza in famiglia: una sofferenza probabilmente inferta per spirito di servizio e che avrebbero volentieri risparmiato ai loro cari.

Ma allora, come si spiega che in Italia una persona di 86 anni rivendichi il diritto a rimanere al suo posto e una di 75 cumuli la carica di presidente di due fra le più prestigiose organizzazioni finanziarie in Europa?

La risposta sta nel fatto che, in Italia, il potere consente alle persone di mantenere un vigore fisico e intellettuale invidiabile. Difficilmente riscontrabile in altri paesi.

L’età biologica dei giovanotti in questione è in sostanza, di almeno 30 anni inferiore a quella anagrafica: lucidità mentale ed efficienza fisica sono entrambe integre e le aspirazioni più che legittime.

Insomma, per dirla con le parole dell’intramontabile Giulio Andreotti, il potere logora chi non ce l’ha.

Cosa ne pensi?

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Commenti
Anonymous 24 Maggio 2010 0:00

Dopo dicono che in Italia le Aziende non sanno rinnovarsi e cadono negli stessi errori del passato… dopo…

marco 25 Maggio 2010 0:00

E il mitico Ing. Caprotti? Il "Dottore" come lo chiamano i suoi. Capo carismatico di Esselunga. Ancora giovanissimo.
I miei rispetti, "Dottore".

AM 30 Maggio 2010 0:00

Marco giustamente dice: non sempre gli anziani alla guida di aziende fanno danno, tutt'altro.
Beh, anch'io credo che in molti casi il contributo di persone esperte alla gestione sia positiva.
Ciè che critico sono due cose: l'attaccamento cieco al potere e la difficoltà, o il disinteresse, a preparare una successione.
E questo non può avere contenuti positivi se sono in gioco posti di lavoro.
A presto leggerti,
Arduino

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