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Gli uomini e le quote rosa

Ho solo paura per i miei calzini...

4 Giugno 2012 | di Arduino Mancini Conosci il Soffitto di cristallo?

Post rivisto il 25 marzo 2020

 

Le quote rosa possono essere definite come la percentuale che disciplina la presenza delle donne in politica e nei consigli di amministrazione delle imprese, cioè l’accesso a posizioni di potere.

Vediamo quale significato sta assumendo questa espressione.

Già sancite per legge per i consigli di amministrazione di società pubbliche e quotate, per molte persone interessate le quote rosa rappresentano la chiave di volta per infrangere finalmente il soffitto di cristallo (glass ceiling), la barriera invisibile che impedisce alle donne di fare carriera in azienda o di accedere a posizioni di comando in gioco.

Ma l’espressione “quote rosa” ha acquisito di recente un’accezione più ampia: essa interpreta il desiderio di moltissime donne di partecipare di più alla gestione della società e di offrire un contributo che non sia delimitato a quello offerto fra le mura domestiche.

Quale posizione hanno preso gli uomini su questo tema? Ecco quelle che ho individuato.

1. Manifestamente contrari e giustificano la posizione assunta con la ragione che vado a descrivere al punto 3.

2. Sono contrari ma si guardano bene dal dirlo, poiché essere contrari alle quote rosa è politicamente scorretto e poco conveniente: di solito tacciono ed evitano accuratamente ogni discussione sul tema (le donne, si sa, sono tante e sanno essere vendicative…).

3. Si dicono favorevoli a una maggiore responsabilizzazione delle donne ma si domandano, con senso di responsabilità, se sia un bene per la società rischiare di escludere valenti e preparati professionisti o anche politici e manager di sesso maschile per far posto alle donne (che ritengono, evidentemente, meno preparate…).

4. Sono in linea di principio favorevoli purché tra le pareti domestiche tutto resti sostanzialmente invariato.

5. Si rendono conto che creare le condizioni per una reale partecipazione femminile alla gestione della società non è solo un fatto di civiltà ma una condizione irrinunciabile per uno sviluppo sociale ed economico che poggi su tutte le risorse disponibili.

Non voglio tornare sull’opportunità di dare alle donne posizioni di potere perché meno corruttibili e perché al potere sono meno interessate degli uomini.

Tuttavia voglio dire che trovo semplicemente ridicola la paura di escludere uomini professionalmente preparati in virtù di una legge sulle quote rosa: se questo davvero fosse il caso, l’uomo di valore si troverebbe ad affrontare una situazione che la donna affronta da sempre in ogni campo senza che la cosa desti la minima perplessità.

La sensazione è che l’inconsistente argomentazione nasconda alcune convinzioni, che in genere ci si confessa fra uomini una volta accertata l’assenza di connivenza con il “nemico”.

E cioè:

  • un uomo, in una posizione di comando, se la cava sempre meglio di una donna;
  • le donne sono meno intelligenti di noi, anche quando hanno studiato di più;
  • una donna deve dedicare le sue risorse alla famiglia prima di tutto, gestendo adeguatamente le attività ad essa legate.

Che dire?

Posso riferire la sensazione che ho provato nelle occasioni in cui mi sono trovato in situazioni del genere, e cioè che il timore dei miei interlocutori fosse quello di essere costretti, prima o poi, a gestirsi da soli i pedalini.

Tu cosa ne pensi?

 

Trovi il post anche nel libro Palmiro e lo (s)management delle Risorse Umane – Tattiche di sopravvivenza aziendale.

 

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Commenti
Giovanni B. 5 Giugno 2012 0:00

La mia opinione è che purtroppo lo stereotipo che gira, specialmente nell’italico paese, è che la donna o deve stare a casa ad accudire figli e a fare la casalinga oppure sulle copertine delle riviste scandalistiche (qualcuno forse preferirebbe anche di più entrambe le opzioni contemporaneamente…).
La vita e specialmente le realtà nordeuropee ci insegnano che la donna in un posto di responsabilità può avere molta più efficacia rispetto ad un collega: vuoi che sia per la maggior disciplina, per la maggior propensione all’autocritica, per la maggior resistenza mentale…

In Italia abbiamo ancora molti ma molti chilometri da macinare prima di poter parlare di parità dei sessi.

Questa è la mia opinione… ovviamente opinabile!

AM 5 Giugno 2012 0:00

Ciao Giovanni,
sono felice che sia un uomo a commentare per primo questo post.
Che dire? Che sono d’accordo con te?
Grazie e apresto leggerti: ammbiamo bisogno di persone come te e non solo sul blog.
Arduino

Bancona 8 Giugno 2012 0:00

parafrasando l’ultimo pensiero del post:
finché si lavano le mutande a persone che lo danno per scontato, non ci si potrà emancipare.

del resto, non saranno mica emancipate e autonome persone che non sanno lavarsele da sé!

sì, direi che mi trovo molto d’accordo… ho anche proposto come esercitazione d’aula per manager la stiratura della camicia: non lo sai fare?! allora vali meno di chi lo sa fare (e nessuno nasce “imparato”.. ).. molto utile per il change management, la gestione degli imprevisti, il problem solving, il pensiero laterale, il decision taking… e tutte quelle “cazzate” che i manager dovrebbero saper gestire con abilità quotidianamente.

Fabrizio 8 Giugno 2012 0:00

premetto che mia moglie lavora e mia madre ha sempre lavorato, quindi sono abituato a partecipare attivamente alla vita familiare e ritengo giusto che le donne abbiano pari opportunità. Ritengo che il grosso ostacolo affinchè ciò avvenga è di natura culturale. Occorre che ci si convinca del fatto che una donna che ha le giuste capacità possa giocarsela alla pari con il suo concorrente di sesso maschile. Questo richiede un percorso lungo e faticoso. E’ molto più semplice ricorrere alle quote rosa (rimedio) senza aver affrontato il vero problema. Con l’applicazione delle quote rose, senza un reale cambiamento della mentalità maschilista, si darebbe l’opportunità di crescita per donne meritevoli, però, a mio avviso, si rischierebbero anche due conseguenze: inserimento di donne funzionali ai poteri forti (presenza del gentil sesso formale, ma non sostanziale); presenza (ad esempio all’interno di partiti che non hanno mai avuto sensibilità su questo argomento) di donne che non hanno avuto modo di fare esperienza e che quindi non hanno ancora maturato le capacità per rivestire ruoli delicati (con i primi errori verrebbero impallinate). Preferisco la libertà, non la creazione di zone protette. Grazie Arduino per i tanti spunti di riflessione e di crescita che ci proponi!

AM 8 Giugno 2012 0:00

Grazie a voi tutti.
Sono felice di avervi qui.
A presto leggervi e a rispondere meglio ai vostri commenti: sono in partenza per un we di vacanza e stacco.
Buon we a tutti.
Arduino

Alberto 10 Giugno 2012 0:00

Tutte le donne che ho conosciuto che volevano “arrivare” ci sono sempre riuscite. Magari faticando un po’ di più ma ce l’hanno fatta. Purtroppo, però, erano poche.
Nell’attuale società, credo che il cambio di mentalità o culturale o – meglio ancora – di consapevolezza, più che degli uomini, debba essere delle donne. Non intese come gruppo (genere femminile) ma come singoli soggetti.

Claudia 10 Giugno 2012 0:00

Quante bellissime cose ho letto …
Io penso che la causa principale della difficolta che hanno le donne ad emergere professionalmente sia ..una donna..
La mamma ! … infatti appena la sua bimba capisce qualcosa , le insegna come funziona la lavatice piuttosto che a cambiare la gomma della macchina….tanto per quelle ci sono gli uomini..
Dietro ognuno di noi c’e’ una mamma che , assolutamente in buona fede, ci ha istruito sul ruolo da sostenere … e se voi avete imparato a stirarvi le camice, scommetto che lo avete fatto per necessita’ , mai per una logica divisione di compiti familiari…
sbaglio?
Conosco poche donne che rivestono ruoli veramente importanti sul lavoro , ma quelle che conosco si sono giocate il marito , o la vita sociale, o il tempo con i figli…
purtroppo anche per colpa loro , perche si mettono continuamente in discussione e devono sempre primeggiare e dimostrare di essere uguale o meglio di un uomo in un ruolo di potere .
Vero e’ che le strutture esterne alla famiglia non fanno molto per aiutare una donna in carriera …
Personalmente non credo nella uguaglianza tra uomo e donna ,
siamo troppo diversi , ma nella collaborazione si , in quella credo fermamente ..
Quindi se una donna e’ in grado: per requisiti , capacita’ e impegno, per me puo’ diventare anche presidente della republica …
Gia’ ..come mai non abbiamo mai avuto un presidente donna? ..
…Ha si , qui subentra la faccenda che dietro ad ogni grande uomo c’e’ una grande donna ….gia’ – gia’ …..
Buona serata .

Tiziana 11 Giugno 2012 0:00

Brava Claudia, hai espresso perfettamaente il pensiero di molte di noi, non vogliamo primeggiare perchè già la natura o il buon Dio forse, ci hanno dato un motivo molto valido per essere orgogliose di quello che siamo: le mamme prima e le donne dopo, di tutti quegli uomini che credono di essere migliori di noi…..un saluto a tutti

Claudia 11 Giugno 2012 0:00

Hem-hem…..@Tiziana…non volevo decantare le lodi delle donne ..
e conosco uomini che “sono” meglio di certe donne.
Le donne primeggiano spesso purtroppo , sopratutto fra di loro …Hops!! ..tra di noi .
La cosa che le donne hanno in piu’ degli uomini , in campo professionale e’ sicuramente la capacita’ di fotografare le situazioni in 5 minuti , mentre gli uomini ci arrivano solo dopo grafici e tabelle…
La vera vittoria credo sarebbe riuscire a pensare che chi si ha di fronte e’ solo un’altra persona.
Saluti

Tiziana 12 Giugno 2012 0:00

Beh! Claudia forse non era ben esposto ma è proprio quello che intendevo dire, neanche io voglio decantare lodi a nessuno perchè proprio come hai detto tu siamo solo persone, ognuna diversa dall’altra, non esiste il sesso forte e il sesso debole, esiste solo la diversità che potrebbe essere il punto di forza della nostra società se solo fossimo così intelligenti da utilizzarla al meglio.
Un saluto

AM 13 Giugno 2012 0:00

Mamma mia quanti commenti interessanti. Torno dopo un we lungo e faccio gli straordinari :-). Vediamo qualche commento.

@bancona. Interessante l’esercitazione della stiratura, mi sa tanto che te la copio. Mi piacerebbe sapere (e forse non solo a me…) come l’hai gestita in aula: hai portato un po’ di ferri da stiro?

Interessante lo scambio fra @Claudia e @Tiziana, nel quale emerge il suolo della consuetudine e della cultura, l’assenza di strutture sociali che impediscano alle donne un accesso a posizioni di comando senza penalizzazioni, l’esigenza di misurarci come persone prima che uomo o donna.

Lascio alla fine il commento all’intervento di @Alberto, che pone alla nostra attenzione un punto di vista interessante: ma le donne davvero vogliono posizioni di comando? D’accordo, la discriminazione esiste, ma tutte le volte che ce la vogliono fare le donne ce la fanno. Ma non è che sotto sotto la gran parte di loro non ce la fa perché non vuole impegnarsi?
Mi piacerebbe riprendere il dibattito da qui. Mi aiutate?
Grazie tutti e presto leggervi.
Arduino

Stefano Marchetto 11 Agosto 2015 0:00

Che bell’argomento e molto delicato direi.
Secondo me stiamo vivendo in un periodo di transizione, voluta o meno, dove si può dire in vari modi che la donna (non tutte) del giorno d’oggi vogliono emergere, devono farsi strada nel mondo del lavoro, vogliono la carriera, meritano la carriera ed un ruolo importante, farebbero di tutto per un ruolo di potere, si impegnano e studiano moltissimo per arrivare in alto, etc…..
I casi sono moltissimi e il motivo per il quale si parla, si discute, ci si confronta su questi argomenti è che la mentalità e i ricordi di una volta, delle nostre mamme, delle nostre nonne, vede la donna come donna di casa e bravissima a fare tutto, ovviamente una donna che lavorava e che lavora molto e regina nel gestire la famiglia.
Mentre le donne in carriera vengono viste come donne sempre vestite bene e al loro posto, belle e con le unghie lunghe. Immagine che certamente non ha niente a che fare con le donne imprenditrici della famiglia, con i bigodini in testa ed il grembiule.
Poi il pensiero va alla donna di potere e molto impegnata con il lavoro che sicuramente non potrebbe andar dietro ai figli e permettersi di farne uno in più rispetto ad una donna che lavora part-time ad esempio.
Ma la donna in carriera riuscirebbe a badare bene al proprio lavoro e nello stesso tempo alla famiglia e ai figli?
Come sarebbe vista la donna in carriera, ma seduta nella propria poltrona con i bigodini in testa ed il grembiule?

Stefano

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