Facciamo un esercizio.
Prendi un foglio di carta e una matita.
Ora scrivi una tua definizione del concetto di competenza:
Provaci per non meno di 5 minuti o fino a quando non avrai scritto qualcosa che ti soddisfa.
Se la risposta è positiva sappi che sei fra le pochissime persone che riescono nell’impresa (il sottoscritto non figura fra i più abili, in questo esercizio); se invece sei ancora lì, con il foglio bianco davanti, sappi che il vecchio detto “mal comune mezzo gaudio” si adatta benissimo alla situazione.
Non è raro, purtroppo, sfogliare libri scritti da esperti e scoprire una confusione fra competenza, conoscenza, talento e capacità.
Poiché in futuro scriverò ancora di competenza vorrei oggi provare a chiarire il concetto, chiedendo fin d’ora scusa a quanti non dovessero trovare nelle mie parole sufficiente rigore scientifico: procedo speditamente.
Una definizione efficace di competenza è quella offerta da Spencer & Spencer, che ho provveduto a rendere più sintetica con questa formulazione:
Da questa definizione discendono alcuni punti fondamentali per chiunque voglia sviluppare competenza, per sé o per gli altri:
Fermiamoci ora su quest’ultimo punto per identificare le 5 componenti della competenza:
Da non dimenticare il talento – spesso definito come l’inclinazione naturale di una persona a far bene una certa attività – che ho voluto qui delineare come l’insieme di tratto personale e di skill.
Se condividiamo questo modello e guardiamo la figura in alto sarà evidente che l’esistenza del tratto personale adatto, lo sviluppo del sapere specifico e la coltivazione di skill appropriati non sono sufficienti per contribuire allo sviluppo della competenza in assenza della motivazione e della visione di sé.
La creazione delle condizioni per far emergere nel singolo motivazione, tema del quale ho parlato in un articolo precedente, passa dalla comprensione di un elemento sempre di difficile “digestione”: quando tiri una persona a bordo stai retribuendo il tempo che ti dedica, ma non hai controllo su ciò che pensa e sulla sua motivazione ad agire.
E senza motivazione non c’è né competenza né il risultato atteso.
Che cosa ne pensi?
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Uhm…. è un articolo che mi suggerisce pensieri in varie direzioni … La motivazione, l’immagine di sè e il tratto personale possono essere molto interconnessi, perché poca autostima scoraggia in partenza anche persone di talento ed esperienza e non lascia terreno per grandi motivazioni.
Un’altra riflessione che mi viene è che la spinta a contribuire al progetto come lavoro di un gruppo affiatato passa anche dalla valorizzazione data agli skill di ciascuno: più ci si sente apprezzati più si è motivati a contribuire. Penso a certi colleghi, magari rimasti legati a vecchia tecnologia, ma ricchi d’esperienza, che si riciclano come mentor con entusiasmo verso chi, più giovane, è maggiormente “up-to-date”. L’alchimia della materia in questione è sottile…
Riflessioni che stanno tutte in piedi direi. Materia complessa e per niente facile da maneggiare che tratteremo presto insieme.
Ciao Ada e grazie per il commento!
Buona sera. Mi imbatto casualmente du questo “old topic” e mi rallegro nel legger AM che con la usuale “leggerezza” e professionalità tratta argomenti, oggi 2013 maggio, già attualissimi nel novembre 2012: un secolo parrebbe in Italia. Eppure la motivazione è la spinta che manca a quella percentuale altissima che in Italia, non solo è disoccupata, ma non cerca neppure più lavoro. Mago AM: complimenti. Alla prossima. Alessandra.
@Alessandra. Un giorno o l’altro comincerò a credere che tu possa avere ragione…:-). A presto leggerti. Arduino