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A chi giova il bisogno di affiliazione?

27 Gennaio 2015 | di Arduino Mancini Motivazione e Bisogni

Il bisogno di affiliazione 480

Sono da sempre convinto che il bisogno di affiliazione sia fra i principali fattori che limitano persone e organizzazioni nel raggiungimento dei loro obiettivi.

Per quali ragioni? Vediamole insieme.Il bisogno di affiliazione è ispirato al desiderio di evitare l’isolamento e di creare un’ampia rete di legami sociali con altri individui; nelle organizzazioni le persone guidate da bisogno di affiliazione desiderano sviluppare relazioni confidenziali e ispirate al reciproco sostegno, con l’intento di diminuire la probabilità di trovarsi ad affrontare minacce o conflitti che potrebbero vederle soccombere.

Ora andiamo più in dettaglio e domandiamoci:

  • Quali sono gli atteggiamenti prevalenti in persone che sentono un bisogno di affiliazione?
  • Come vivono le relazioni di natura professionale?

Di seguito descriverò brevemente i tratti che il bisogno di affiliazione assume generalmente verso i colleghi, i capi, i collaboratori e perfino verso l’imprenditore.

Cominciamo dai comportamenti indotti dal bisogno di affiliazione quando si rivolge ai collaboratori. I capi, in questo caso, incontrano difficoltà a interpretare efficacemente il loro ruolo poiché il desiderio di mantenere buone relazioni spesso confligge con i processi di assegnazione degli obiettivi, il feedback e più in generale nella valutazione delle prestazioni; insomma, il capo che vuole a tutti i costi mantenere buone relazioni con i collaboratori li sceglierà fra quelli che hanno un atteggiamento amichevole e che non sembrano costituire una minaccia: non ti sarà difficile comprendere che la conseguenza di tali comportamenti saranno una scarsa efficacia nella gestione del ruolo e una minore probabilità di raggiungere gli obiettivi.

Quando la persona sente il bisogno di affiliazione nei confronti dei colleghi cercherà di evitare l’insorgere di conflitti, specie quelli dai quali potrebbe uscire malconcia. Comportamenti quali il mettersi d’accordo sulla posizione da tenere prima di una riunione, cedere il passo quando esistono punti di vista diversi e tenere comportamenti che limitino l’insorgere di divergenze diventano frequenti; in questo caso l’assenza di un confronto franco porterà a soluzioni volute da chi ha “peso” organizzativo, rinunciando al contributo di altri: difficile che, nel tempo, le decisioni adottate si rivelino più efficaci di quelle che sarebbero emerse in un confronto aperto al contributo di tutti.

Abbastanza intuitivo il caso il cui il bisogno di affiliazione investe il rapporto con il capo. Qui la tendenza a dire di sì, a rinunciare ad offrire un feedback quando non richiesto, ad elogiare i comportamenti che si sono dimostrati efficaci e a valutare gli altri ha contribuito a far nascere intere generazioni di “yes-man”. L’aspetto interessante è che, nella mia esperienza, i capi tendono a sentirsi gratificati dall’apprezzamento incondizionato e a premiare proprio le persone che più delle altre contribuiscono al loro insuccesso.

Sì, hai letto bene, ho scritto insuccesso!

Ora due parole sul bisogno di affiliazione nei confronti dell’imprenditore, reso particolarmente interessante in Italia proprio dalla numerosissima presenza di piccole e medie imprese. Infatti, specie quando l’imprenditore ha un ruolo nella gestione ed è a contatto con i dipendenti, la tentazione di mettersi sotto la sua ala può diventare irresistibile e può condurre ad assumere gli stessi atteggiamenti che ho descritto in precedenza nel caso dei capi; con qualche complicazione in più, perché talora è possibile rilevare anche atteggiamenti che ricordano i formiconi che stanno intorno al sorbo per rodergli la scorza.

Ma quali caratteristiche presentano le persone che hanno un forte bisogno di affiliazione? Eccone alcune, che cito sulla base di esperienza personale:

  • scarsa fiducia in sé e nelle proprie capacità. Perché, altrimenti, cercare con tanta determinazione qualcuno cui aggrapparsi?
  • scarsa disponibilità a curare la propria preparazione professionale, che considera meno importante delle “buone relazioni”. Già, perché in fondo la cedevolezza di fronte al conflitto potenziale e l’adulazione verso il potente costano meno dell’investimento in conoscenza;
  • ha poco coraggio e tende a mimetizzarsi quando la temperatura del clima organizzativo sale. Il coraggio non è fra le sue caratteristiche più evidenti. E si vede;
  • confonde il bisogno di affiliazione con la cooperazione, dimenticando che il primo si concentra sulla persona mentre la seconda non prescinde mai dagli obiettivi;
  • pensa che le sue alleanze dureranno per sempre. Ignora, purtroppo per lui, che le sue fortune dureranno fino a quando le persone alle quali si è affiliato saranno sulla cresta dell’onda e potranno nutrire il loro ego con l’adulazione gratuita che lui riserva loro.

Per concludere, appare evidente che il bisogno di affiliazione non è il miglior alleato del vantaggio competitivo delle organizzazioni, poiché chi lo percepisce tende sempre ad anteporre i propri interessi agli obiettivi dell’organizzazione.

Dimenticando una cosa: che nulla dura per sempre e che quando i risultati non arrivano non c’è affiliazione che tenga.

Non credi?

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Commenti
Cesare 27 Gennaio 2015 0:00

Stavolta sono d’accordo solo in parte; O almeno, farei una distinzione tra il bisogno di affiliazione, che rischia effettivamente di creare i problemi che indichi, e di creare yes-men o “mafie” all’interno dell’Azienda, e il bisogno di appartenenza, che invece è il desiderio di dar parte di una squadra, e secondo me può invece dare una marcia in più agli individui e all’organizzazione di cui fanno parte.
Direi che la differenza principale è che l’affiliazione è rivolta solo ad alcune persone o gruppi all’inte4rno di un’organizzazione, l’appartenenza è rivolta a tutta l’otrganizzazione: almeno in teoria.
E’ un po’ quello che vediamo in politica, la differenza tra partiti composti da persone con ideali condivisi, che tutti vorremmo, e le correnti che invece all’interno di essi creano divisioni e ostacoli.

AM 28 Gennaio 2015 0:00

Sono completamente d’accordo Cesare.
Aggiungo che il senso di appartenenza è fondamentale per creare il collante indispensabile al raggiungimento dei risultati.
A presto leggerti,
Arduino

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