Come si sono comportati i due sessi durante la crisi economica che abbiamo vissuto a partire dal 2008 e il pallido periodo di ripresa attuale?
Come hanno agito le imprese?
Dovendo fare delle scelte, in fase di diminizione del personale oppure di crescita dell’organico, hanno privilegiato un genere rispetto all’altro?
La risposta ce la fornisce la recente ricerca Gender gap neegli anni della crisi, che la Fondazione David Hume ha condotto per conto del quotidiano Il Sole 24 Ore su dati ISTAT.
Vediamo, in sintesi, i risultati:
Come interpretare questi dati?
A quali cause possiamo attribuire l’andamento dei livelli ccupazionali nel periodo considerato?
Difficile impresa, nella quale vorrei provare a cimentarmi, anche con il tuo aiuto.
A mio avviso dobbiamo considerare soprattutto tre fattori: retribuzione, conoscenza e “dimagrimento organizzativo”.
Le donne sono, in generale, meno retribuite degli uomini: in tempo di crisi l’esigenza di contenere il costo del lavoro ha avuto il suo peso e le imprese si sono “alleggerite” eliminando molte posizioni di quadri e dirigenti (leggi questo articolo per approfondire).
Inoltre, la pallida ripresa registrata a partire dal 2014 ha colto molte imprese impreparate a catturare le opportunità, soprattutto se consideriamo che per anni non era stato inserito in organico nuovo personale. La maggiore attenzione alla preparazione di base (le donne laureate sono più numerose degli uomini laureati) e alla flessibilità organizzativa, in un tessuto industriale dove prevale la piccola e media impresa, ha postato le organizzazioni a considerare candidati di sesso femminile in maggior misura rispetto al passato.
Già, la maggior preparazione sembra proprio aver avuto un ruolo decisivo nella crisi economica di questi anni, dimostrando ancora una volta che la conoscenza rappresenta la migliore arma per affrontare i cicli economici.
Cosa ne pensi? Vuoi aggiungere qualcosa?
Se vuoi sapere di più delle dinamiche del lavoro e dell’occupazione a livello globale vai alla scheda di questo libro e leggi questo post.
Ciao Arduino,
parliamo di dipendenti, giusto?
Forse dovremmo considerare anche il caso in cui chi perde o vede incerto il lavoro decide di mettersi in proprio (e penso che qui l’iniziativa sia più degli uomini che delle donne, ma potrei sbagliare). In quanto al maggior numero di assunzioni fra le donne a causa della superiore scolarità, sono perplessa… che sia scomparso l’atavico tabù della collaboratrice a rischio gravidanza? Mi sembra tanto strano…. comunque grazie per l’articolo e lo studio! Ada
Ciao Ada,
il tabù non è scomparso ma evidentemente è meno forte che in passato.
L’imprenditoria femminile è in forte crescita e la forbice occupazionale fra uomini e donne è da anni in una fase di riduzione.
Credo che questa sia una sfida interessante per tutti, anche per noi uomini. Che ci troveremo ad affrontare una concorrenza alla quale non siamo reparati.
Grazie del commento e a presto leggerti.
Arduino