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È il momento peggiore della mia vita

18 Settembre 2009 | di Arduino Mancini Ritirarsi con (in)successo - Sport


A fine luglio 2009, durante le prove di un Gran Premio di Formula 1, Felipe Massa viene colpito da una molla sfuggita all’auto del suo amico Barrichello.

La molla rischia di causare gravi danni al cranio, ma Felipe se la cava: tornerà a correre?

Forse sì, o forse no: ma la pelle è salva.

Che fare allora? La Ferrari valuta diverse possibilità, ma la più stuzzicante è quella di vedere di nuovo Michael Schumaker domare il focoso cavallino.

Michael ha compiuto 40 anni e non guida in F1 da oltre 3 anni? è reduce da un brutto incidente in superbike nel quale si è fratturato la settima vertebra e danneggiato una parte del cranio?

Dettagli irrilevanti: l’idea di vederlo di nuovo in pista elettrizza tutti.

Michael per primo. Di nuovo a 300 all’ora, i pit stop, le qualifiche, i microfoni, l’esultanza del podio più alto. Troppo eccitante.

E la macchina mediatica è già in moto, pronta ai titoli cubitali e alla crescita dell’audience.

Ma ecco comparire un guastafeste.

Il dottor Peil, medico di Schumi, spiega che l’ex pilota “non è in condizione di guidare in F1”.

Michael, insomma, è un essere umano: uno che si rompe e che guarisce con il tempo.

È il momento peggiore della mia vita”, dichiara l’ex campione.

Micheal è infelice. Successi e ricchezza di una vita bruciati dalla delusione dell’istante: è l’ultima sconfitta quella che conta.

Dopo una carriera ineguagliabile, Schumi vive il momento più triste quando diventa consapevole di non essere eterno.

A Michael il mio augurio essere capace, ancora una volta, di ritirarsi contento.

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