Come progettare una biblioteca che non sia solo un distrubutore di libri?

Antonella Agnoli – Editori Laterza – 2013 – 172 pagg

Le piazze del sapere - Biblioteche e libertà

23 Gennaio 2017 | di Arduino Mancini Capitale intellettuale

Un giorno mi sono imbattuto su Facebook in un autore che auspicava la chiusura delle biblioteche, responsabili a suo avviso delle non esaltanti vendite di libri in Italia: già, se non ci fossero le biblioteche le persone sarebbero costrette a comprare libri, perché non potrebbero più leggerli gratuitamente.

Un ragionamento elementare, direi semplicistico, fatto da una persona che probabilmente cercava responsabilità diverse dalle proprie per le vendite non entusiasmanti del suo libro; un ragionamento che, tuttavia, ha avuto il pregio di stimolare alcune domande, per la quale non avevo, fino a qualche tempo fa, una risposta chiara:

  • quale ruolo hanno le biblioteche nell’era di Internet?
  • quale funzione possono assolvere, se non quella di rendere gratuitamente disponibile una notevole quantità di volumi a larghe fasce di popolazione (che in molti casi non potrebbero affrontare l’acquisto)?

Le risposte sono arrivate quando ho ricevuto in dono il libro di Antonella Agnoli, professionista con una lunga esperienza come consulente di amministrazioni pubbliche locali e membro del Consiglio di amministrazione dell’Istituzione Biblioteche di Bologna, che mi ha aiutato a ripensare alla mia esperienza di poco assiduo frequentatore delle biblioteche pubbliche e a rispondere alle domande che mi ponevo.

L’opera fornisce una panoramica ampia e documentata, anche a livello internazionale, sul tema, fornendo al lettore informazioni dettagliate per le quali le biblioteche sono luoghi poco frequentati. Ecco le principali:

  • leggiamo poco, pochissimo (secondo l’ISTAT nel 2015 solo il 42% delle persone di 6 anni e più avrebbe letto almeno un libro nei 12 mesi precedenti per motivi non strettamente scolastici o professionali);
  • le biblioteche spesso intimidiscono chi non legge abitualmente. E questo per via della struttura architettonica, della procedura di consultazione, della scarsa abitudine ad accogliere chi non necessariamente cerca un libro o un film da prendere in prestito;
  • il personale proviene di frequente da esperienze diverse, che poco hanno a che vedere con i libri e con il rapporto con il pubblico;
  • le biblioteche sono spesso collocate in aree urbane poco frequentate, e progettate sulla base di edifici che devono essere recuperati piuttosto che sulla base di criteri che favoriscono un adeguato afflusso di persone.

Se queste sono le aree di miglioramento, come devono essere le biblioteche?

Quali le caratteristiche che debbono avere?

Che cosa debbono rappresentare per la popolazione?

Prima di rispondere guarda alcuni video, nei quali è la stessa autrice a spiegare il suo pensiero.

 

 

Le biblioteche, secondo Antonella Agnoli, devono essere riprogettate seguendo un modello completamente diverso da quello attuale e diventare un luogo nel quale le persone possano incontrarsi, scambiare idee e stabilire relazioni che favoriscano sempre più quell’integrazione culturale della quale la moderna società multietnica ha un bisogno vitale.

In sostanza, le biblioteche devono trasformarsi in vere e proprie “piazze del sapere”, sottraendosi alla minaccia della rete e dell’informazione sempre più disponibile, per diventare luoghi di condivisione della conoscenza da parte di individui, gruppi e associazioni.

In un paese, come l’Italia, che diventa sempre più ignorante e che sembra sempre più in balìa dalla cultura della mediocrità, la biblioteca pubblica può diventare cruciale nel recupero di un ruolo nell’economia della conoscenza ed essenziale per un progetto di rinascita.

Solo parole, oppure possiamo fare riferimento a situazioni concrete, cioè biblioteche nelle quali la trasformazione in “piazza del sapere” è un processo in atto?

Ho presentato un libro alla Biblioteca San Rocco, a Monza, e ho capito che cosa significa realizzare la trasformazione della biblioteca in un luogo di integrazione culturale, in un punto di riferimento per i ragazzi, per le loro famiglie e per il quartiere.

Vuoi saperne di più? Vai al profilo Facebook della Biblioteca San Rocco e guarda con i tuoi occhi: le immagini diranno più delle mie parole.

 

INDICE

Prefazione
Introduzione

Parte prima – La biblioteca e la città

1. Gli ultimi 30 anni: un bilancio

1.1 Il tentativo di modernizzazione

1.2 Lettura: un’abitudine di minoranza

1.3 Le indagini sui non frequentatori

1.4 Le barriere simboliche

1.5 L’impatto delle nuove tecnologie

1.6 Il catalogo

1.7 L’individualismo di massa

2. Il contesto in cui dovremo operare: 2010-2030

2.1 L’invecchiamento del paese

2.2 La crisi della scuola

2.3 L’economia della conoscenza

3. Piazze, panchine, biblioteche

3.1 Spazi pubblici: alcuni requisiti

3.2 Neutralità, eguaglianza, conversazione

Parte seconda – Il Dio delle piccole cose

4. Del costruire una reputazione a Londra come a Pesaro

4.1 Gli Idea Store a Londra

4.2 Il San Giovanni a Pesaro

5. Dell’imparare dai supermercati

6. Del sopprimere i cartelli

7. Del vendere taluni arredi ingombranti

8. Del trovare un sito opportuno

9. Del trovare la sedia giusta

10. Del rendere flessibile il bibliotecario

10.1 Gli orari

10.2 L’invecchiamento della professione

10.3 La scienza del bibliotecario e l’arte del battiloro

10.4 Il bibliotecario come “personal trainer”

11. Del leggere Munari a Scampia

Conclusioni

17 punti da non dimenticare

Appendice

Riferimenti bibliografici

Ringraziamenti

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