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Quando una poesia può rivelarsi più utile di ogni definizione

Il Coaching secondo Kahlil Gibran

24 Aprile 2008 | di Arduino Mancini Vuoi scoprire il coaching?

Post rivisto il 29 ottobre 2022

A chi mi chiede di definire in modo sintetico ed efficace il significato del lavoro del coach chiedo di leggere questa poesia tratta da “Il Profeta” di Kahlil Gibran.

“E un maestro domandò: Parlaci dell’Insegnamento.

Ed egli disse: Nessuno può insegnarvi nulla, se non ciò che in dormiveglia giace nell’erba della vostra conoscenza.

Il maestro che cammina all’ombra del tempio, tra i discepoli, non dà la sua scienza, ma il suo amore e la sua fede.

E se egli è saggio non vi invita a entrare nella casa della sua scienza, ma vi conduce alla soglia della vostra mente.

L’astronomo può dirvi ciò che sa degli spazi, ma non può darvi la propria conoscenza.

Il musico vi canterà la melodia che è nell’aria, ma non può darvi il suono fissato nell’orecchio, né l’eco nella voce.

E il matematico potrà descrivervi regioni di pesi e di misure, ma colà non vi potrà guidare.

Giacché la visione di un uomo non impresta le sue ali a un altro uomo.

E come Dio vi conosce da soli, così tra voi ognuno è solo a conoscere Dio, e da solo comprenderà la terra.”

Ciò che mi colpisce in questi versi è la visione del maestro che fa ogni sforzo per favorire nell’allievo lo sviluppo autonomo della conoscenza individuale.

Che cosa ne pensi?

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Commenti
pachicefalo 9 Maggio 2008 0:00

Allora un oste domandò: parlaci del mangiare e del bere. Ma prima che egli potesse parlare un vecchio si levò e disse: “Se ogni conoscenza è già in voi siatene lieti, ma prima di venir a dire che sentite aroma di mora o lampone in qualsiasi vino bianco, riflettete bene. Potreste dire che un tavernello è pari all’ambrosia mentre non è che un ottimo surrogato industriale. E questo potrebbe significare che non osate credere a nulla di meglio.”
Detto questo svenne russando sul tavolaccio.

pachicefalo 9 Maggio 2008 0:00

Allora un oste domandò: parlaci del mangiare e del bere. Ma prima che egli potesse parlare un vecchio si levò e disse: “Se ogni conoscenza è già in voi siatene lieti, ma prima di venir a dire che sentite aroma di mora o lampone in qualsiasi vino bianco, riflettete bene. Potreste dire che un tavernello è pari all’ambrosia mentre non è che un ottimo surrogato industriale. E questo potrebbe significare che non osate credere a nulla di meglio.”
Detto questo svenne russando sul tavolaccio.

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