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I danesi maestri a tavola


Chi mi conosce bene sa che a tavola mi piace non farmi mancare niente.

Debbo confessarvi faccio un sogno ricorrente.

Entro in un ristorante di costo abbordabile, sono accolto da un signore sorridente che mi fa accomodare.

Dopo avermi offerto un aperitivo leggero mi porge la carta nella quale sono elencate pietanze preparate solo con prodotti di stagione e rigorosamente coltivati nel luogo.

Il servizio è semplice e informale, e lo stesso signore che mi ha accolto di quando in quando si assicura, non necessariamente ponendomi delle domande, se sono soddisfatto del servizio e della qualità dei cibi.

Non è cosa comune, ne converrete.

A Copenaghen dal 2003 hanno aperto il Noma (acronimo da nordic mad), ristorante gestito da René Redzepi, chef di esperienza internazionale, che ha lanciato e vinto una sfida apparentemente proibitiva: proporre la cucina scandinava come naturale, armonica, leggera.

Erbe raccolte nei prati della tundra, pesce pescato a lenza nei fiordi, cervo servito con radici di bosco e germoglio di conifera, fragole versi in salamoia.

Alcuni esempi che hanno lanciato il Noma fra i più rinomati ristoranti al mondo.

Ma tutto questo non basta a giustificarne il successo.

Il Noma sta riscoprendo l’uso di prodotti che le abitudini quotidiane scandinave avevano seppellito: e in questo si è guadagnato la sponsorship addirittura del governo danese, che vede in questo un modo per riscoprire e valorizzare un pezzo del capitale intellettuale del paese.

Un esempio di come una nazione sappia fare sistema e trasformare la tradizione in valore.

Anche quando sembra non ne esistano le condizioni.

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