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Petrucci e la sventura incombente


L’11 agosto, dopo una giornata memorabile alle Olimpiadi di Pechino (diverse medaglie d’oro e d’argento conquistate dagli atleti italiani) il presidente del CONI Giovanni Petrucci ha espresso per ben tre volte nel corso della stessa, breve, intervista un concetto che suona più o meno così:

“Oggi siamo tutti molto felici ma dobbiamo essere consapevoli che arriveranno anche i momenti in cui le cose non andranno così bene e allora dobbiamo essere pronti ad affrontarli.”

Strano paese l’Italia, nel quale il capo di un’organizzazione che avrebbe tutte le ragioni per essere felice dei risultati raggiunti preferisce pregustare le, secondo lui, certe sventure future in campo sportivo.

Coraggio presidente, si rilassi, nulla dura per sempre, lo sappiamo. Il successo va e viene, perché ne ha paura?

Pensa che si possano ottenere risultati pensando alla sconfitta che verrà?

Questo Paese, il nostro Paese, sa esprimere persone come Valentina Vezzali, Jury Chechi, Rocky Marciano, Giovanna Trillini, Klaus Di Biasi.

Persone capaci di impegno costante, tensione all’eccellenza, longevità sportiva: pensi presidente, alcuni di loro non sanno cosa sia la sconfitta e altri hanno sempre saputo tornare a vincere.

Come loro ce ne sono tanti, nascosti, anonimi: e se il momento della disfatta non arrivasse?

Coraggio presidente, si lasci andare: Lei rischia di non vivere un successo certo aspettando una sconfitta non garantita.

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