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L'ettalogo del cambiamento - Il mondo intorno a noi cambia continuamente e velocemente.

6 Febbraio 2009 | di Arduino Mancini Resistere, ferocemente, al cambiamento


E’ in parte vero.

Diciamo che nel mondo molte ‘cose’ (invenzioni, mezzi tecnici, scoperte scientifiche, ecc.) si aggiungono all’esistente in tempi che, misurati con il metro della vita umana, sono molto brevi.

Dico ‘si aggiungono’ perché il loro apporto è assolutamente marginale nei confronti di un ‘sistema umano’ che cambia pochissimo, eccezion fatta per la quantità.

Infatti se dovessimo fare un paragone fra gli esseri umani di oggi e quelli dei tempi di Pericle (2500 anni fa), ci accorgeremmo solo di due grandi differenze:

– siamo molti di più;
– ci muoviamo più velocemente da un posto ad un altro.

Invito chiunque a fare la propria lista di cambiamenti significativi e a trattarla criticamente, rendendosi conto che:

  1. alcuni cambiamenti sono fittizi (ad esempio aumento della cultura media);
  2. molti altri valgono solo per una parte molto limitata della popolazione terrestre o per una porzione minima della sua superficie.

Invece si potrebbe redigere una lista di cose ‘importanti’ che non sono mai cambiate. Vedasi ad esempio:

  • gli esseri umani continuano a farsi la guerra e ad ammazzarsi fra di loro, semplicemente ora lo fanno con mezzi tecnici più sofisticati e distruttivi;
  • cibarsi ed avere un tetto sopra la testa sono ancora, per gli umani, le preoccupazioni principali e, per la maggioranza di loro, le uniche;
  • la prevaricazione è ancora il modo in cui le persone e/o le popolazioni si rapportano fra loro: religione, lingua, etnia, costumi sono ancora forieri di differenze insanabili;
  • la condizione delle donne permane problematica su tutto il pianeta;
  • i popoli reagiscono alla povertà come migliaia di anni fa: emigrando. Ora però non ci sono più aree libere da occupare, a meno che il disgelo non renda tale l’Antartide.

Si potrebbe continuare all’infinito e dimostrare che non siamo più poeti di Omero, più artisti di Fidia, più democratici di Aristotele, più figl’androcchia di Ulisse e così via.

Una questione per tutte: un Tebano mediamente istruito avrebbe saputo dare un nome a tutte le costellazioni nel cielo e avrebbe riconosciuto gli alberi che lo circondavano dalle loro foglie.

Quanti di noi lo sanno fare?

Enrico Longo

Leggi tutto l’ettalogo del cambiamento.

 

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