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Può una soluzione diventare un problema?

4 Maggio 2009 | di Arduino Mancini Creatività e innovazione


Se un cavallo riceve, da una piastra metallica collocata sul pavimento della stalla, una lieve scossa elettrica a una zampa dopo aver ascoltato il suono di un campanello, presto imparerà ad associare il suono del campanello alla scossa imminente e solleverà lo zoccolo per evitarla.

Se, una volta stabilito questo riflesso condizionato, si deciderà di eliminare la scossa, il cavallo continuerà a sollevare lo zoccolo ogni volta che suona il campanello.

E ogni volta che potrà riscontrare il successo della sua azione, cioè il non ricevere la scossa, il cavallo si convincerà ulteriormente che il sollevare lo zoccolo è la reazione che lo protegge dall’esperienza sgradevole che altrimenti seguirebbe.

Questo comportamento mantiene ferrea validità fra gli umani.

Che cosa può insegnarci la situazione descritta?

1. Non di rado la soluzione adottata per risolvere una situazione difficile diventa essa stessa un problema. Per il cavallo la soluzione “sollevare il piede al suono del campanello” continua a essere una soluzione, ma non è consapevole del fatto che la sua “soluzione” rappresenta il problema che gli fa considerare il suono di un campanello portatore di un pericolo non più esistente.

2. Tendiamo ad attribuire alle situazioni il carattere dell’immutabilità. Se una soluzione si è dimostrata efficace difficilmente la metteremo in discussione, e tenderemo a continuare ad applicarla anche quando l’efficacia è sfumata. Se il mutamento sarà riscontrabile potremo cambiare comportamento; ma se non lo è, come nel caso del cavallo, continueremo ad adottare una soluzione che probabilmente sarà diventata essa stessa un problema.

3. Tendiamo a rimanere prigionieri di situazioni dalle quali vorremmo uscire, adagiandoci su quello che percepiamo come il male minore. Se il cavallo decidesse di uscire dallo stato di tensione che gli genera il sollevare la zampa ad ogni suono di campanello, dopo un periodo ragionevolmente lungo potrebbe scegliere di tentare di non muovere la zampa e vedere cosa succede. Cercherebbe cioè una soluzione a quello che è diventato il nuovo problema.

Troppo per un cavallo? Forse, ma non per una persona.

La storia del cavallo è tratta dal libro La realtà della realtà, di Paul Watzlawick.

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Commenti
Anonymous 6 Maggio 2009 0:00

Caro Arduino,
Gli argomenti che proponi sono sempre interessanti, ma questo mi ha colpito in particolar modo. Di fronte alla domanda se una soluzione può diventare un problema, l’esperienza mi dice che la risposta è certamente si. Anzi, direi che nelle organizzazioni è un fenomeno che si affronta quotidianamente. Una delle cause principali che porta a questa aberrazione credo sia dovuta alla superficialità, alla fretta, all’ansia di voler risolvere un problema (o rimandarlo???…) con cui a volte si adottano determinate soluzioni. Per meglio dire, a volte si adottano determinate soluzioni che sembrano funzionali, ma in realtà sono solo degli accorgimenti, più o meno consapevoli, per non affrontare il vero problema. In questi casi quindi la soluzione non può che diventare problema, perchè in realtà non è la vera soluzione che si dovrebbe adottare. Naturalmente questa è solo una tipologia ed il tema si presta a molti risvolti, tuttavia per sintesi ho evidenziato quello che per me è il più frequente e deleterio.
A presto Federico Silvestri

Michele D'Urzo 19 Maggio 2011 0:00

Caro Arduiino,
hai posto una domanda davvero intrigante!
Da un lato, sono assolutamente convinto della validità della teoria dei Memi (concetti che, con una dinamica evoluzionista, si affermano e propagano) e dei Pattern Architetturali (soluzioni ottimizzate per problemi ricorrenti in un dato contesto), da un altro sono allergico ad atteggiamenti di chiusura che stroncano ogni innovazione (“se si è sempre fatto così ci sarà una ragione…”).
Su due piedi è difficile trovare una risposta equilibrata e convincente.
Mi viene tuttavia da pensare che il cavallo (animale intelligente) dell’esempio e l’uomo (spesso bestia) costruiscono le loro abitudini comportamentali mediante processi basati su tentativi ed errori, mentre, a ben vedere, se parliamo di RISCHIO di prendere la scossa e COSTO di sollevare la zampa siamo in un classico problema di Risk Management.
Il punto è, quindi, capire, caso per caso, se siamo in un contesto stazionario (“il sole è sempre sorto, sorgerà anche domani”) in cui l’esperienza è un vantaggio o se siamo in un contesto di continuo cambiamento (turbolento) in cui vecchie soluzioni diventano nuovi problemi.
Grazie delle tue sempre stimolanti proposte di riflessione.

nickmurdaca 28 Ottobre 2014 0:00

Bella domanda! Il “cavallo” potrebbe sperimentare un’altra soluzione rispetto a quella di alzare lo zoccolo, a patto che non sia una nuova reazione condizionata, bensì consapevole.

AM 28 Ottobre 2014 0:00

Credo di peter condividere Nick.
A presto leggerti,
Arduino

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