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Adesso ti racconto...

Hai mai sentito parlare degli spaghetti alle vongole “fujute”?

24 Giugno 2009 | di Arduino Mancini Pubblicità e marketing

Io sì. Era un piatto molto diffuso a Napoli quando le vongole rappresentavano un privilegio di pochi.

Annunciando gli spaghetti alle vongole, la padrona di casa stuzzicava l’olfatto di tutta la famiglia: tutti ne percepivano il profumo intenso, prima ancora del loro arrivo a tavola.

Poi, la domanda: “E le vongole?”

“Se ne so fujute!”.

La risata che ne seguiva riusciva a stemperare la tristezza.

Qualcuno, oggi, ha pensato bene di rinverdire il successo degli spaghetti alle vongole “fujute” lanciando “Fujuta”, la nuova aranciata senza arance: con le arance, appunto, fujute.

Un progetto che la Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati ha, per il momento, fermato dando parere contrario al progetto di legge comunitaria, approvato dal Senato, che toglierebbe l’obbligo del contenuto minimo del 12 % di succo di agrumi oggi previsto per questo tipo di bevande.

Il testo prevede l’abrogazione dell’art. 1 della legge n°286 del 1961, secondo il quale ”le bevande analcoliche vendute con denominazioni di fantasia, il cui gusto e aroma fondamentale deriva dal loro contenuto di essenze di agrumi, o di paste aromatizzanti di agrumi, non possono essere colorate se non contengono anche succo di agrumi in misura non inferiore al 12 per cento”.

Purtroppo l’Italia ha deciso di non procedere, almeno per il momento, verso la strada della modernità.

Dopo che la proposta di abrogazione era stata sensatamente approvata al Senato, lo scorso aprile la commissione Agricoltura si è fatta impapocchiare dal sentimentalismo delle conseguenze:

  1. aumento dei casi di obesità e sovrappeso tra i giovani, che in Italia ha raggiunto il 30 %;
  2. una drammatica riduzione del consumo di frutta, poiché l’eliminazione totale della soglia del 12 % farebbe sparire 120 milioni di chili di arance all’anno prodotti in 6.000 ettari di agrumeti;
  3. impatto negativo sulle abitudini alimentari, specie dei bambini.

Io, comunque, attendo fiducioso: mi appresto infatti a riservare il marchio “fujuta” e farne un “ombrello” commerciale per lanciare diversi prodotti.

Quali? Basta vedere i progetti di legge che fervono in Europa:

  1. il cioccolato senza cacao, ottenuto con l’aggiunta di grassi vegetali diversi dal burro di cacao, che l’Unione Europea ha imposto all’Italia di importare;
  2. il vino senza uva, ottenuto dalla fermentazione di frutta;
  3. iI formaggio alla caseina, in sostituzione parziale del latte per ottenere formaggi a pasta filata venduti come analoghi alla mozzarella;
  4. il vino ai trucioli, per aumentarne artificialmente l’invecchiamento

La lista è lunga: “fujuta” è un marchio destinato a fare di me un uomo ricco.

Ci credi?


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Commenti
gala 1 Luglio 2009 0:00

Posso solo dire che è una tristezza infinita mangiare cose il cui elemento di base, quello che da sapore, odore che rende speciale ciò che stai mangiando, è fujiuto.
Sono ancora tra i pochi fortunati che può permettersi frutta che sa di frutta, ortaggi che sanno di ortaggi e carne che sa di carne, ma devo dire che è una cosa rara e, soprattutto, che tutto questo mi spaventa. W il cibo, quello buono e genuino però !

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