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Quando la speranza diventa la strategia dell'azionista

16 Settembre 2009 | di Arduino Mancini (S)management delle Risorse Umane - Retribuzioni


In tempo di crisi una nuova strategia sembra affermarsi: quella della speranza.

Da una ricerca della Hewitt New Bridge Street, condotta sulle 100 maggiori società quotate a Londra, si evince che le società campione hanno perso nel 2008 420 miliardi di sterline di controvalore, mentre lo stato ha dovuto spendere 1300 miliardi di sterline per salvarle.

Nello stesso tempo, i top manager delle stesse società hanno portato a casa stipendi per 312 milioni di sterline: più di 3 milioni ciascuno.

Altra ricerca da oltreoceano, riferisce il Sole 24 Ore, racconta che a Wall Street le maggiori società quotate corrisponderanno ai top manager nel 2009 bonus superiori del 30% a quelli del 2008.

Come spiegare tutto ciò? Perché un azionista paga un manager di più in tempi di vacche magre?

Difficile dirlo, ma l’idea che mi sono fatto è che la speranza si stia sempre più affermando come una strategia precisa per combattere la crisi.

Assumere un manager e affidargli un’impresa rimuove l’ansia, almeno per un po’. Ed è più semplice che progettare soluzioni consapevoli e durature.

Ma la speranza è una strategia costosa e perdente.

I top manager, graziosamente, ringraziano.

Tu come la vedi?

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