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Ecco una strategia per affrontare la voglia di lavorare... troppo!

Vacanze? Lavorare è molto, molto meglio

3 Febbraio 2010 | di Arduino Mancini Costruisci la tua resilienza - Storie Storielle Storiacce

Post aggiornato il 19 gennaio 2023

In vacanza il mio umore precipita. Tutto mi annoia. Devo fingere di divertirmi per non rovinare le ferie a moglie e figli. Mi manca il lavoro, che mi appassiona, mentre la giornata in spiaggia mi appare priva di senso, per nulla riposante. Appena posso scappo in città, in ufficio, con la scusa di un impegno urgente e non procrastinabile. Ma mi sento in colpa. E diverso da tutti.

Questa la lettera di Erminio (nome inventato, non provate a indovinare …) tratta tempo fa dalla rubrica dello psicanalista di un periodico.

Il quale, lo psicanalista, spiegava il comportamento del lettore come una difficoltà ad adattarsi alla vacanza e lo incoraggiava a inframmezzare la spiaggia con piccoli intervalli lavorativi.

A Erminio, se mai fosse un frequentatore del mio blog e si riconoscesse in questo frammento, vorrei fare due domande:

  • ma pensi davvero che tua moglie e i figli non si accorgano della tua sostanziale assenza?
  • non credi piuttosto che loro, come te, facciano del loro meglio per difendere un’illusione di una vacanza “normale”, fingendo di non notare la tua noia?

Poiché è possibile che le carte siano scoperte da qualche tempo, ti suggerisco una terapia d’urto.

Durante le prossime vacanze estive spedisci la famiglia al mare. Se non ce la fai a dire loro quello che sanno già, ricorri pure alla storiella di un lavoro che ti impegnerà anima e corpo per le prossime tre settimane.

Tua moglie potrebbe pensare a una relazione? Improbabile.

La tabella di marcia è la seguente.

  1. Arrivo in ufficio non più tardi delle 7.00 della mattina e uscita non prima delle 22.00: sono certo che da fare non ti manchi.
  2. Cena nella pizzeria sotto casa: pizza e Coca consumata mentre rivedi una presentazione (pc rigorosamente acceso).
  3. Quindi a casa. Doccia e lavoro fino alla una per preparare il piano per il giorno dopo.
  4. Dalla una alle due della mattina a letto con occhi sbarrati per decongestionare il cervello: quindi sonno generosamente turbato da problemi operativi di vario genere.
  5. Sveglia alle 6.00 (ma anche se non suona fa niente, tanto sei già sveglio) e si ricomincia.

Dopo 5 giorni, al venerdì, potrebbe venirti voglia di rivedere i tuoi figli e financo tua moglie.

Addirittura, potresti desiderare di bagnarti coraggiosamente l’alluce nell’acqua di mare.

Ebbene, resisti! Tira lungo nel weekend e prosegui con lo stesso ritmo per la seconda settimana. E magari per la terza, se tutto fila liscio.

In quali casi è opportuno interrompere la cura?

  • Se ti prende un accidente e caschi secco davanti al computer senza emettere un lamento. Ti sveglierai in ospedale con la mamma al tuo capezzale (la moglie non è certa …).
  • Se squilla il cellulare e l’avvocato di tua moglie ti chiede un appuntamento.
  • Se improvvisamente, e inspiegabilmente, ti vengono i conati di vomito a guardare la scrivania: chiudi tutto e corri al mare, non senza aver prima annunciato il tuo arrivo.
  • Se, arrivato al mare inatteso, corri in spiagga e scopri che i tuoi figli chiamano papà un aitante giovanotto.
  • Se il tuo capo, avvertito dalla sicurezza del tuo comportamento, insiste per pagarti le sedute dello psicanalista (non quello della rivista, quello meglio evitarlo perché pensa che tua moglie sia cretina …).

Se non succede niente di tutto questo?

Allora trova il modo di prolungare la vacanza dei tuoi, oppure inventati una trasferta.

In ogni caso, vai avanti e attendi fiducioso: prima o poi qualcosa succede.

Che ne dici Erminio? Pensi di farcela? Io ho fiducia.

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