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La parabola del figliol prodigo, secondo me

8 Marzo 2010 | di Arduino Mancini Storie Storielle Storiacce


La Parabola del figlio prodigo è raccontata nel Vangelo secondo Luca: oggi ve ne propongo una lettura “secondo me” (il mio ego oggi straripa …).

Essa narra di un uomo ha due figli, ai quali non manca nulla.

Il più giovane, un giorno, pretende la sua parte di eredità mentre il padre è ancora in vita.

Ottenutala, si reca in un paese lontano dove consuma le sue ricchezze in una vita dissoluta.

Ridotto alla fame, per sopravvivere è costretto a fare il mandriano di porci. Pentendosi degli errori commessi (che la fame abbia avuto un ruolo? chissà …), torna a casa e chiedere misericordia a suo padre.

Mentre è ancora per strada, il padre lo scorge lontano e gli corre incontro, accogliendolo a braccia aperte e organizza una grande festa per l’occasione, uccidendo allo scopo il “vitello grasso”.

Il primogenito non capisce perché al fratello sia riservato un simile trattamento, e ricorda al genitore che lui, che gli aveva sempre obbedito, non aveva ricevuto nemmeno un capretto per far festa con gli amici.

Ma il padre risponde: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato.”

L’attenzione di Luca è tutta concentrata sul ritrovamento del figlio, che si presume pentito.

Mi piace pensare che l’evangelista abbia voluto, per esigenze di narrazione, trascurare alcuni passaggi.

Ecco quali possono essere, secondo me.

Il padre ha accertato la genuinità del pentimento del figlio ritrovato, e provveduto a rassicurare il figlio maggiore circa l’affetto e l’apprezzamento che nutre per lui prima di decidere per l’uccisione del vitello grasso.

Perché, altrimenti, rischiare di perdere il figlio maggiore dopo aver ritrovato il più giovane?

Inoltre, mi piace pensare che il figliol prodigo, conscio delle sue manchevolezze, abbia opposto ferma resistenza a ogni forma di festeggiamento per il suo ritorno.

E che sia stata proprio la genuina resistenza a convincere la famiglia, tutta (fratello incluso), a festeggiare.

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Commenti
Maura 22 Marzo 2012 0:00

Interessante prospettiva. A me sai cosa piace pensare?
Che qualcuno che ti ama, abbia la forza e il coraggio di accoglierti sempre. Anche quando non te lo meriti: quando hai sbagliato, quando non hai capito, quando torni solo perchè sei disperato.
E che il Bene quando è grande non toglie ma a qualcuno per dare ad un altro. Perchè chi sa amare così, non esaurisce mai le sue scorte. Quanto vorrei essere il padre di questa storia…invece sono quasi sempre il figlio disgraziato! 🙂 Ciao caro Arduino e grazie.

Lorenzo 22 Marzo 2012 0:00

Bhè … che dire … : mi fa piacere vedere che comunque le Sacre Scritture possano dare ancora uno stimolo di riflessione autentica nei nostri giorni . Mi sarebbe anche piaciuto vedere il testo originale , prima del Consiglio di Nicea …… , forse c’era scritto qualcosa del fratello leso nella legittima , o anche di Caino ! Ognuno vede nel territorio narrato , la propria mappa concettuale .

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