Si è tenuto il 30 giugno il convegno “Gioco problematico: miti e realtà”, nel quale sono emerse cose interessanti.
Il convegno era organizzato da Bwin e Gioco Digitale, noti operatori nel gioco d’azzardo.
Della partita anche un sito di consulenza per giocatori, www.sosgioco.it, sponsorizzato da Gioco digitale.
La tesi di Bwin è la seguente:
Insomma, giochiamo tranquilli perché se caschiamo nella trappola ci penserà Bwin a salvarci, addirittura venendo a “pizzicarci” a casa, magari chiedendo aiuto a SOS Gioco, sponsorizzato appunto dalla controllata Gioco Digitale.
La strategia può essere letta così: diamo una mano a salvare persone ludopatiche e al contempo ci costruiamo una verginità.
Come può nuocere chi sponsorizza un’organizzazione che tenta di aiutarci?
Una delle caratteristiche della tossicodipendenza è che la persona che ne è colpita ritiene generalmente di poter smettere in ogni momento: lo stesso atteggiamento hanno in sostanza tutti coloro i quali giocano d’azzardo.
Il tentativo degli operatori del settore appare evidente: allargare la schiera di ludopatici potenziali diminuendo la percezione del pericolo.
Capisco Bwin, meno l’associazione Saman, promotrice di www.sosgioco.it, che accetta la sponsorizzazione di Gioco Digitale: non ci sono altri sponsor?
Capisco ancora meno persone come Bruno Vespa, in passato moderatore di convegni similari, e Massimo Cacciari, il quale durante il convegno ha indicato aspetti che andrebbero a qualificare il gioco d’azzardo: la loro credibilità verso il grande pubblico favorisce la comunicazione ambigua degli operatori del settore. Ne sono consapevoli?
Comunque, se qualcuno avesse dubbi sulla dimensione del fenomeno si legga questo post.
Il gioco, in Italia, ha raggiunto gli € 80 miliardi di fatturato. Legale e illegale.
Minimizzare il problema è semplicemente irresponsabile.