Il genio politico si eredita. O no?

Umberto Bossi e Antonio di Pietro guidano rispettivamente la Lega Nord e Italia dei Valori, due formazioni politiche che si dichiarano portatrici di idee nuove, e spesso radicali, rispetto a un certo modo vetusto e clientelare di fare politica.

Ma il registro mostra qualche variazione quando entrano in ballo i figli.

Umberto Bossi ha già incoronato il figlio Renzo, poco più che ventenne consigliere in Lombardia, come suo successore. Il malumore serpeggia nel partito (e come dar loro torto?) ma tutti rispettano la consegna del silenzio: al momento giusto vedremo, pensano i più.

Antonio Di Pietro invece ha accolto nel partito il figlio Cristiano, il quale ha avuto posizioni di qualche rilevanza nelle amministrazioni locali. Oggi appare lontano dai microfoni, specie dopo essere stato coinvolto in un’inchiesta un paio d’anni fa.

Padri che spianano la strada ai figli?

Casi di nepotismo?

Oppure, più semplicemente, genio politico che si trasmette per vie naturali, giacché parliamo di padri e figli che militano nello stesso partito?

Le prime due ipotesi sono sostenute da innumerevoli esempi, mentre la terza non lo è da dati quantitativi.

Ma mi piacerebbe che Bossi e Di Pietro leggessero la frase che pubblico di seguito, pronunciata da Napoleone Bonaparte (che potete trovare nel libro Il Manuale del Capo) uno che in fatto di gestione del potere qualcosa ha avuto da dire.

Il genio non è ereditario. Da che mondo è mondo non ci sono stati, che io sappia, due grandi poeti, due grandi matematici, due grandi conquistatori, due monarchi di genio di cui uno fosse flglio dell’altro.

Voi cosa ne pensate?