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Il marketing editoriale secondo Tony Blair

15 Settembre 2010 | di Arduino Mancini Pubblicità e marketing


Il libro di Gordon Brown, ex primo ministro britannico per aver da poco perso le elezioni, ha venduto nei primi mesi poche decine di copie.

Il libro contiene una raccolta di 300 pagine dei discorsi tenuti fra il 2007 e il 2009.

Non voglio fermarmi su Gordon Brown: in troppi, in questo momento si esercitano al tiro al piccione e non mi piace unirmi al coro.

Voglio piuttosto parlare della sua casa editrice, la Mainstream.

Brown non ha mai venduto.

Il suo Wartime Courage: Stories of Extraordinary Courage by Ordinary People in World War Two non ha superato le 800 copie, mentre Courage: Eight Portraits ne ha vendute 5.200.

Perché pubblicare un libro del quale la probabilità che non freghi niente a nessuno è altissima?

Capitalizzare sulla sua fama di uomo politico?

Fare soldi (che poi è il mestiere di una casa editrice)?

La seconda mi pare piuttosto improbabile: cercare altrove quindi, ma non saprei dove.

Un suggerimento per Brown: segua l’esempio del suo predecessore ed ex amico Tony Blair.

Ecco come si fa, secondo Blair, a fare soldi con i libri.

Si scrive un bel libro di memorie (Un viaggio, edito in Italia da Rizzoli), anzi ci si fa dare un congruo anticipo (£ 4,6 milioni probabilmente prima di scriverlo), lo si riempie di giudizi non esattamente benevoli verso il compagno di una vita (Era chiaro che come primo ministro Gordon Brown sarebbe stato un disastro), si confessano vizi ignoti al grande pubblico (era solito bere, anche se in modo tutto sommato moderato).

Questo si chiama marketing editoriale: ancora una volta, caro Gordon, ti tocca imparare da Tony.

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