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Il Ministero per le Attività Produttive? Meglio senza.

10 Settembre 2010 | di Arduino Mancini Politica, politici, politicanti


La Germania trascina la ripresa nella UE.

Il Prodotto interno lordo teutonico è salito del 2,2% nel secondo trimestre 2010 rispetto allo stesso periodo del 2009 (1% per l’UE), con una stima di crescita a fine anno superiore al 4%.

Un ritmo di crescita 3 volte superiore al nostro.

I tedeschi sono stati capaci, prima e durante la crisi, di aggredire i mercati emergenti anche sfruttando una costante azione politico-diplomatica condotta dal governo.

E noi? Sembra che a fare sistema non ce la facciamo proprio. Ironia della sorte, a confermarlo è proprio l’italiano Andrea Monari, direttore generale per l’Europa della Asian Development Bank.

Secondo Monari il budget che l’ADB metta a disposizione per i progetti 2010 è superiore ai € 12 miliardi.

A tavola si siedono in prima fila i tedeschi, seguiti da britannici e francesi. Tutti si danno da fare per generare opportunità per le imprese attraverso il reperimento delle indispensabili informazioni e l’organizzazione di “business opportunity seminar”: l’Italia, secondo Monari, ha uno spirito d’iniziativa nettamente inferiore rispetto ai paesi concorrenti.

Ma forse la ragione è strutturale. Germania, Gran Bretagna e Francia possono mettere in campo colossi globali che noi, paese principe della piccola e media impresa, non possiamo spendere.

Esistono le associazioni temporanee d’impresa? Per favore, non siamo polemici ad ogni costo.

Dembriamo essere talmente abituati a fare a meno di una politica industriale organica che, costretti a rinunciare al Ministro delle Attività Produttive (che, a quanto ci è dato sapere, sarebbe ancora impegnato a cercare di chiarire chi ha acquistato per lui un appartamento fronte Colosseo), il Presidente del Consiglio non ha ritenuto prioritario, fin qui, sostituirlo.

Perché? Perché che una strategia di sviluppo serva davvero i governi italiani non hanno mai creduto davvero.

A sostegno di quanto affermo cito lo stesso Presidente del Consiglio il quale, nell’affrontare la crisi più grave della sua carriera politica (e la più grave anche per la nostra economia…), si appresta a chiedere la fiducia su 5 punti:
– Processo breve
– Semplificazione del sistema tributario
– Federalismo fiscale
– Banca del sud per sostenere il ponte sullo stretto e il completamento della Salerno Reggio Calabria
– Lotta a criminalità e clandestini.

L’economia? Non è, evidentemente, una priorità. Lo è stata per altri governi? Non a mia memoria.

La strategia industriale si è spesso orientata verso il sostegno ai grandi gruppi, o comunque aziende capaci di destare l’attenzione dei media (un nome per tutti? Alitalia) e quindi del popolo votante.

Mentre scrivo questo post il Presidente del Consiglio sarebbe in procinto di nominare il sostituto di Scaiola: speriamo voglia accompagnare la nomina con il varo di una strategia industriale credibile a favore delle piccole e medie imprese.

PS

Secondo alcuni osservatori la mancata nomina del Ministro per le Attività Produttive sarebbe da attribuire ad una attenta analisi del rilancio tedesco. Effettivamente in Germania esistono i ministeri dell’Economia e Tecnologia, dell’Educazione e Ricerca, della Cooperazione e Sviluppo. Ma niente Attività Produttive. E allora, se ce la fa Angela senza allora forse il ministro effettivamente non serve. Ma sono cattiverie che vanno rigettate come tali.

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