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La cinquina del Campiello: Rosvita la recensisce per noi. Accabadora

12 Settembre 2010 | di Arduino Mancini Anti-curriculum, Colloquio di selezione, Lavoro


Ciao a tutti.

In questi mesi ho lavorato alacremente per leggere la cinquina finalista del Premio Campiello.

È stata dura, ma Arduino mi ha messo a disposizione su tibicon lo spazio del weekend e allora non ho resistito.

Come tutti saprete ha vinto Accabadora, di Michela Murgia.

Gli altri finalisti erano:

– Le perfezioni provvisorie, di Gianrico Carofiglio (Sellerio)
– Milano è una selva oscura, di Laura Pariani (Einaudi)
– Canale Mussolini, di Antonio Pennacchi (Mondadori)
– Scintille, di Gad Lerner (Feltrinelli)

Leggerete le recensioni degli altri libri nei prossimi appuntamenti.

Veniamo al vincitore. Perché leggere Accabadora?

Perché è un libro modernissimo e antico allo stesso tempo, ambientato negli anni ‘50 della Sardegna verace e integra, che propone argomenti di grande modernità: il ruolo da protagoniste delle donne, l’adozione e l’eutanasia.

Il tema dell’adozione tocca l’idea antica dei “figli dell’anima”, ovvero di chi nasce due volte dalla povertà di una donna e dalla sterilità di un’altra. L’accettazione di questa realtà e di una
condizione di figlia acquisita sviluppa anche la moderna visione della maternità elettiva e dei suoi risvolti umani.

Poi il tema dell’eutanasia: la figura di una donna che nel paese è riconosciuta come colei che aiuta a finire la vita (Accabadora, appunto) considerando il suo intervento nella natura delle cose.

Insomma, il libro rievoca il ruolo centrale e vitale delle donne nel fluire della vita, la genesi e la morte, rievocando luoghi e abitudini di molte province italiane con un’esposizione che fornisce al lettore una prospettiva naturale e storica.

Qualcuno ha definito il libro della Murgia “letteratura glocal”, per il suo essere a un tempo romanzo radicato in terra di Sardegna e portatore di temi universali.

Lo confesso: nella cinquina del Campiello è il romanzo che mi è piaciuto di più. L’ho trovato particolarmente originale e forte, un piccolo capolavoro.

A domenica prossima!

Rosvita

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Commenti
Carmen 3 Aprile 2018 0:00

Concordo con te Rosvita, “Accabadora” è sicuramente un libro che consiglierei, non solo a chi ama la Sardegna ma anche a chi ama scoprire le tradizioni e i retaggi culturali dell’Italia.
Lo consiglierei anche a chi ama la Deledda. Non siamo ancora ai livelli di pathos della Deledda, ma la Murgia ne può essere una più che degna erede.
In “Accabadora” si ritrovano le atmosfere magiche e misteriose di una terra dai sapori intensi e dal gusto amaro.

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