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Il conflitto? Prima o poi fa il buco!

26 Ottobre 2010 | di Arduino Mancini Conflitto e teoria dei giochi
Due musicisti non possono litigare, almeno fino a quando il concerto non è terminato.

Questa frase, attribuita al musicista Schumann, mi è stata riferita da un giudice, con il quale mi sono piacevolmente intrattenuto a margine del concorso per giovani pianisti Rina Sala Gallo.

Le parole di Schumann mi hanno fatto riflettere sul fatto che se i musicisti di un’orchestra non si preoccupano di seguire il copione e lavorare, tutti insieme, per la migliore esecuzione, stonature ed errori di varia natura possono rivelarsi anche a persone che, come me, non possono esattamente definirsi esperte.

E il pubblico? Tornerebbe a sentire la stessa orchestra? Improbabile.

Pensate di trasferire in un’impresa l’affermazione attribuita a Schumann, che suonerebbe più o meno così: due colleghi, a qualunque livello (tanto più elevate le responsabilità tanto più vera l’affermazione), non debbono litigare, almeno fino a quando la giornata di lavoro non è terminata.

Ma il pubblico, direte voi, dov’è il pubblico? E se due litigano, chi se ne accorge?

Vero, il pubblico non c’è, almeno in apparenza, ma i risultati si manifesteranno nel tempo: con perdite e posti di lavoro irrimediabilmente persi.

Il conflitto divora energie, toglie lucidità e pensiero critico.

Il conflitto è come la goccia: prima o poi fa il buco.

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