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Lasciare un posto per incompetenza

4 Novembre 2010 | di Arduino Mancini Gioco d'azzardo e lotterie

Signor ministro,

Ella mi ha comunicato un decreto che mi nomina direttore del ministero dei Lavori Pubblici.

La ringrazio dell’onore che mi ha voluto fare, ma non ho le cognizioni tecniche necessarie a un direttore dei Lavori Pubblici e non potrei, senza danno pubblico e senza rimprovero della mia coscienza, togliermi un carico maggiore delle mie forze.

La prego perciò di accettare la mia rinuncia.

La lettera è stata scritta da Luigi Settembrini nel 1860 e pubblicata da Massimo Gramellini su La Stampa nella rubrica Buongiorno.

La tesi di Gramellini: gente che rinunci a un posto per incompetenza o sentimento di inadeguatezza in giro ce n’è sempre meno e non è facile trovarla. Specie fra i fra i politici.

Tuttavia mi fa piacere segnalare a Gramellini (non vedrà mai il mio blog, lo so…) che mi è successo qualche tempo fa di assistere alle dimissioni di un venditore il quale aveva capito che vendere non era il suo mestiere.

Alcune contingenze organizzative lo avevano portato a ricoprire un ruolo che, suo malgrado, era stato costretto ad accettare: compreso che non sarebbe riuscito a sostenere la pressione e la solitudine davanti al risultato aveva deciso di gettare la spugna.

Cercandosi un altro lavoro, prima di rimanere senza.

Un caso, nella mia esperienza, unico: e non certo compiuto da persona di alto livello gerarchico e compenso.

Sarebbe bello se persone con altro livello di istruzione e reddito, quale ad esempio il professor Veronesi seguissero il suo esempio, mostrando altrettanza saggezza.

Tanto di cappello.

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Commenti
Anonymous 10 Novembre 2010 0:00

Credo di riconoscere nella descrizione di quel venditore una persona vera, sincera e con un grande equilibrio.
Credo che tali doti non siano mai state (evidentemente) monetizzate adeguatamente, o riconusciute con un inquadramento corretto, chissa' se le cose non sarebbero andate in maniera diversa se tali cose fossero state fatte.
Credo che se non ti e' mai capitata una cosa del genere che tu abbia lavorato in ambienti dove la competizione tra colleghi era molto alta, quindi mai mollare l'osso.Mi sbaglio?
Al venditore che ha lasciato va' tutto il mio rispetto perche' ha saputo lasciare, a l'azienda che lo ha lasciato andare credo che abbia perso un grande uomo (che non e' poco).Male molto male.

Anonymous 10 Novembre 2010 0:00

Siamo sicuri che fosse ben pagato?

AM 10 Novembre 2010 0:00

La retribuzione della persona in questione era in linea con il mercato per la posizione occupata: l'organizzazione aveva commesso un errore nel chiedergli di fare il venditore, mestiere fuori dalle sue corde.
Il nuovo lavoro era più consono alle sue competenze e la scelta fatta di sua soddisfazione.
Non mi ripeto sull'apprezzamento della persona. Per quanto riguarda le mie esperienze professionali ho lavorato sia in aziende con forte competizione interna sia in aziende nelle quali il tirare a campare rappresentava l'obiettivo primario: in queste seconde, tuttavia, l'attaccamento al posto ben retribuito era nettamente superiore, anche perché le persone erano meno sostenute da adeguata preparazione professionale.
A presto leggervi,
Arduino

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