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Perché ci appassioniamo alla cronaca nera?

Vorrei che tutti i delitti fossero osceni!

2 Novembre 2010 | di Arduino Mancini Violenza sulle donne. E bambini

 

Nel delitto di Sarah Scazzi, i media si sono impossessati di tutto: vittime, colpevoli veri e presunti, sentimenti, vite di quelli che sono rimasti.

Nulla è rimasto osceno, cioé fuori dalla scena ripresa dalla telecamera.
 
Perché ci accaniamo su fatti di cronaca nera cercando morbosamente dettagli che ci dipingeranno la situazione come la più inaccettabile al giudizio delle coscenze?
 
Vi propongo a questo proposito il commento dello scrittore Antonio Scurati nella rubrica Lettere dal Nord (Parla con me, 22 ottobre 2010).
Ho voluto proporvi l’audio ma non ho rinunciato a pubblicare il testo per chi volesse leggere e riflettere.
 
Buon ascolto.


Non ho nessuna intenzione di tornare a parlare del delitto di Sarah Scazzi. Però vorrei invitarvi a una riflessione sul perché milioni di italiani si appassionino morbosamente così tanto alla cronaca nera.

Perché tengono spalancati i loro occhi sui dettagli orrorifici di queste tragedie individuali. Una delle spiegazioni più frequenti che si dà di questo fenomeno è quello di nobilitarlo paragonandolo alla grande arte tragica.
Si dice che il racconto giornalistico di questi delitti in fondo starebbe sullo stesso piano della grande tragedia greca di Eschilo, Sofocle, Euripide, che ci hanno narrato secoli fa, millenni fa, drammi analoghi.

Non è vero.

Tutto il cosmo della tragedia greca si reggeva su un principio estetico fondamentale: quello della proibizione dell’osceno.

Euripide raccontava sì la storia di Medea che ha ucciso i propri figli per far torto al proprio marito, poteva e doveva esplorarne tutti gli aspetti psicologici, politici, metafisici e religiosi.
L’unica cosa che non poteva fare era portare sulla scena il momento della violenza assassina. Quello doveva rimanere fuori dalla scena, letteralmente “osceno”: fuori dalla scena.
Questo perché se l’avesse portato sulla scena non si sarebbe mai raggiunta la famosa catarsi, cioè quella purificazione dei sentimenti di pietà e di terrore che, secondo Aristotele, era la finalità ultima, etica ed estetica della grande tragedia.

Oggi accade esattamente il contrario.

Oggi l‘oscenità si è sostituita alla tragedità.

La riprova è molto semplice: provate a immaginare se al posto della povera Sarah Scazzi ci fosse una persona da voi amata. Rifiutereste tutto questo spettacolo televisivo orrorifico. Pretendereste che venga steso il proverbiale velo pietoso.

No, la verità è un’altra.

La verità è che questa passione morbosa e impietosa per il delitto di cronaca nera è l’altra faccia di una società edonistica e consumistica: la nostra.

Siamo agiati, sazi, inetti, divertiti, annoiati e per questo cerchiamo di compensare la mancanza di dramma nelle nostre vite con il consumo della sofferenza altrui negli spettacoli televisivi.
Abbiamo troppo a lungo cercato il senso della vita nello shopping compulsivo, nel maglioncino di cachemire comprato a prezzi di saldo. Non lo abbiamo trovato e allora ci siamo rivolti al delitto.

Come ha scritto il filosofo francese Alain Badiouquando l’unico imperativo di una società è quello che la chiama a godere, ciò di cui si finisce inevitabilmente per godere è la crudeltà.

Buon fine settimana a tutti.

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Commenti
Anonymous 10 Novembre 2010 0:00

E' noto prima l'uovo o la gallina?
Non ho ancora capito nelle vicenda di Sara (e di tante altre Erba,Erika e Omar,della Franzoni,ecc) se sono i mezzi di cominicazione (TV, radio,stampa)a incalzarci con speciali,approfondimenti,arene,ecc per invogliarci/spingerci a seguire tali vicende, o se semplicemente si limitano a vendere cio' che il pubblico vuole sangue e scandali?
Credi che sia giusto parlarne e straparlarne per far passare il messaggio che quelle cose (delitti terribili) siano da non commettere, oppure rischiamo che qualche mitomane pazzo vista la risonanza e il "sucesso" non sia ulteriormente invogliato ancora di piu' a emulare?
In oltre non credi che una parte di stampa e poteri forti vadano a nozze in questi momenti, visto che l'attenzione di molti (ma non tutti) e rivolta a queste vicende e agli scandali del Premier, piuttosto di affronare i temi che coinvolgono tutti e dico tutti:
-lavoro
-sicurezza
-scuola
-sanita'
Gradirei molto un tuo commento.
Grazie.

AM 11 Novembre 2010 0:00

Eccomi a rispondere alla tua richiesta partendo da alcuni punti.

L'informazione giornalistica dovrebbe porsi l'obiettivo di fornire al lettore le informazioni che gli consentono di formarsi una propria opinione.

Nello stesso tempo la notizia deve rispondere a criteri di novità e vicinanza tali da interessare il lettore. Va da sé che le notizie negative, largamente prevalenti negli organi di informazione, catturino più delle altre l'attenzione del pubblico.

Ma che succede se ci vengono proposte informazioni non sulla base dell'interesse potenziale ma sulla base su ciò che genera ascolto, e quindi introiti pubblicitari?

Questo è quello che prevalemntemente, accade. L'invasione dei media da parte delle vicende del Premier obbedisce alla logica della vendita della pubblicità e non del profitto.

Come se ne esce? Cercando di sviluppare, ciascuno di noi, pensiero critico: cioé la capacità ascoltare solo ciò che è rilevante e valutare volta per volta fonte e attendibilità della comunicazione.

Faticoso? Sì, ma non abbiamo scelta.

Spero di essere stato esaustivo.

A presto leggerti,

Arduino

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