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Se il manager tratta l’azionista come un pollo

6 Dicembre 2010 | di Arduino Mancini Pensare criticamente - Pregiudizi, Errori cognitivi, Conformismo

Pensate a un pollo al quale viene dato da mangiare tutti i giorni.

Giorno dopo giorno il pollo consolida la sua convinzione che l’uomo che gli porta da mangiare agisca nel suo interesse: fino a quando un giorno la stessa mano che lo ha nutrito non gli tira il collo.

Il pollo ha imparato dall’esperienza, dall’unica che ha vissuto. Dalle poche informazioni di cui dispone  trae una convinzione per lui decisiva: l’uomo che lo nutre è un suo amico.

Il pollo non s’interroga circa le reali intenzioni dell’uomo, cosa che farebbe bene a fare per farsi un’idea precisa della situazione.

Che lezione imparare dal destino del pollo?

Prima di tutto mai ragionare per induzione, arrivando cioé a stabilire una regola generale sulla base di pochi dati, che possono essere fortemente influenzati dalla casualità.

Il pollo arriva a trascurare un elemento sostanziale: il reale interesse dell’uomo. La morte per lui rappresenta un evento negativo imprevedibile: perché non ha cercato tutte le informazioni disponibili.

Inoltre, attenzione a dare troppo credito alle esperienze del passato: il fatto di avere avuto successo, o insuccesso, in più di un’occasione non significa che le cose siano destinate a prendere tutte le volte la stessa piega.

Se possiamo giustificare il pollo per aver trascurato quello che per lui è evento improbabile, altrettanto non possiamo fare con imprenditori che permettono ai manager di correre rischi irragionevoli.

Tutto questo accade perché gli azionisti si abituano a successi che possono essere molto influenzati dal caso,  e con il tempo finiscono per considerarli la regola: diciamolo francamente, dire di no a dividendi interessanti è davvero molto complicato.

Il comportamento dell’azionista non è, in questo caso, diverso da quello del pollo: e quello del manager in tutto simile a quello di chi lo nutre.

Quando si manifesta l’evento negativo, ormai ritenuto improbabile, l’impresa registra perdite tali da non essere compensate dai dividendi incassati.

La lezione?

Guardare dentro i risultati, anche (e soprattutto…) quando sono molto buoni, valutando il management anche sul piano di una gestione che presenti per l’impresa un rischio accettabile.

E condiviso.

Se volete sapere di più circa l’impatto della casualità sulla vita  e sugli affari potete leggere Il cigno nero.

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