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Innovare fa male alla salute

3 Marzo 2011 | di Arduino Mancini Creatività e innovazione

Il tema dell’innovazione è critico per tutte le imprese.

Per quella strana legge per la quale con il crescere della complessità nella gestione cresce anche il numero delle soluzioni adottate, l’approccio all’innovazione è in genere diverso da impresa a impresa.

Oggi vi racconto cosa mi ha detto un giorno un imprenditore con il quale mi sono intrattenuto a margine di un focus sull’innovazione di prodotto.

La stanchezza aveva ormai prevalso e le parole si apprestavano a rompere gli argini.

Guarda, non ne posso più. L’innovazione è una disgrazia!

Non sei d’accordo? Adesso te lo dico forte e chiaro:

INNOVARE FA MALE!

E ti spiego anche perché.

Innovare costa. Tecnologia, persone, ricerche di mercato, viaggi. Certo mi dimentico qualcosa. Il ritorno su quello che tiri fuori? Non sai mai come va a finire e la maggior parte dei soldi se ne va in fumo.

La creatività non si impara. Sì lo so, tu pensi che il pensiero innovativo sia una roba che si sviluppa. Lo sai quanto ti stimo, caro Arduino, ma su questo ti illudi. O ci nasci, innovatore, o sei fregato. E io non lo nacqui.

Innovare crea conflitto. Tutte le volte che c’è da decidere dove andiamo a mettere i soldi bestia se fra i tuoi dipendenti ne trovi due che la pensano nello stesso modo. E giù discussioni, liti, alla fine me ne vado e dico ai miei “fate un po’ come vi pare”. Oppure devo chiamare te a gestire situazioni come questa, con i tuoi focus group che, con tutto il rispetto, costano pure.

Innovare fa male alla salute. A me la notte mi vengono gli incubi e durante il giorno non sto mai tranquillo. Come andrà la nuova macchina? E la modifica, la pagheranno i clienti? Sì, perché io mi preoccupo e il mio sistema nervoso non tiene più tanto bene. Insomma, sto bene solo in vacanza e se l’azienda è chiusa. Sai cosa ti dico? Quando faccio una cosa che gli altri hanno già venduto va meglio, almeno il grugno ce lo sbattonoloro.

Morale, da domani cambio vita: meno investimenti, meno personale e lavoriamo sulle innovazioni degli altri.

In parole povere, cominciamo a copiare di brutto.

I brevetti? Chi se ne frega dei brevetti, in Italia non brevetta nessuno e se anche li infrangi mica ti fanno  causa.

Gli altri fanno un buon prodotto?

Noi lo facciamo uguale e lo facciamo pagare meno. I test, ricerca e sviluppo, le idee che non puoi avere a comando: tutto finito.

Tu però non preoccuparti, che da noi vieni sempre. Sei così bravo che un corsettino non te lo negheremo mai…

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Commenti
Rosario Rizzo 9 Marzo 2011 0:00

Memorabile!!!
Peccato che noi *talian* non siamo capaci a copiare spuntando costi sostenibili e quindi prezzi competitivi (a meno che non lo facciamo con il sommerso).
La logica conclusione al pensiero dell’innovatore-pentito è che chiudiamo bottega. Ed in Italia lo stiamo già facendo.

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