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Inquietante...

La pubblicità violenta di "Che Banca"

13 Aprile 2011 | di Arduino Mancini Pubblicità e marketing

 

Che Banca è la banca retail del gruppo Mediobanca, principale banca d’affari italiana e principale azionista delle Assicurazioni Generali.

Che Banca è fra le banche più aggressive nella raccolta di denaro: la prima a promettere interessi in anticipo, si è adeguata alla strategia dei concorrenti orientata a fornire ai Clienti interessi netti competitivi con i titoli di stato.

Oggi vorrei commentare lo spot TV 2011, con il quale Che Banca intende stimolare i risparmiatori a cambiare in modo radicale le abitudini di impiego dei risparmi.

Lo spot (potete cliccare in alto) ci mostra persone che utilizzano coltelli per tagliare materassi, asce per rompere pareti, mazze da golf per rompere salvadanai, casseforti lanciate dai balconi per provocarne l’apertura.

Il tutto nell’intento di liberare il denaro custodito e impiegarlo convenientemente con Che Banca.

Trenta secondi carichi di ansia e di azioni violente orientate a ispirarci un senso di nuova libertà nell’impiegare denaro.

Il tempo passa e non possiamo certo pretendere che Mediobanca rimanga fedele a un modello di comunicazione adottato da Enrico Cuccia (o non adottato, visto che non rilasciava interviste).

Ma a un management giovane e preparato come quello della prima banca d’affari italiana possiamo almeno chiedere di comunicare al Cliente potenziale l’idea di cambiamento nell’impiego del denaro senza richiamarsi ad azioni tanto cariche di violenza.

O no?

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Commenti
Gianluca 19 Aprile 2011 0:00

Ciao Arduino,
è la seconda volta che intervengo sul tuo blog, (ci ho preso gusto!).
Da appassionato di musica ti dirò… mi turba maggiormente l'(ab)uso dell’Inno alla Gioia tratto dalla nona sinfonia di Beethoven, rispetto ai coltelli e le mazze in se…

Prima di quest’ultima produzione pubblicitaria infatti, gli spot precedenti erano basati sulla “storpiatura” di grandi successi della musica leggera degli anni ’60, ’70. Un appassionato di musica ravvisa, secondo me, una certa “aggressività” o “violenza” nell’utilizzo sguaiato di un brano “sacro” come l’Inno alla Gioia che ha sostituito i ritornelli degli anni ’60, la cui reinterpretazione in chiave pubblicitaria pure era fastidiosa.
ciao
grazie sempre per lo spazio
Gianluca

AM 19 Aprile 2011 0:00

Grazie a te Gianluca.
In effetti la storpiatura che rilevi non è meno rilevante, anche se meno evidente agli occhi (o orecchie…) di chi, come me, è meno acculturato.
Apresto leggerti, Arduino

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