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Il partito? Sono io!

Che cosa pensereste di un amministratore delegato, o di un dirigente a qualsiasi livello della gerarchia aziendale, se scopriste che ha tutelato come marchio e a titolo personale il nome di un prodotto dell’azienda per la quale lavora?

Pensate, per fare un esempio, che la Gillette sia sul punto di lanciare Soft sbarber, nuovo portentoso rasoio che rade tanto bene da offrire un effetto “contropelo” con una sola passata: e che il direttore generale depositi la richiesta di tutela come marchio a proprio nome.

Cosa penserebbe il consiglio di amministrazione? E gli azionisti?

Probabilmente non ne sarebbero contenti e io, vi assicuro, non vorrei essere nei panni dell’incauto manager.

Nessuna meraviglia, invece, sul fatto che un leader di partito politico italiano o persona espressa dal gruppo dirigente tuteli a titolo personale i segni distinti del partito.

Abbiamo visto qualche giorno fa che la tutela coma marchio di Italia dei Valori è affidata alla sig.ra Di Pietro e che lo stesso leader ha riservato per sé il marchio depositato, ora scaduto.

Ma come si comportano gli altri partiti?

Di seguito riporto alcuni depositi di marchi che riguardano schieramenti politici, indipendentemente da questioni aperte e possibili contenziosi circa la titolarità (vedi lo studio Il marchio è di destra o di sinistra? per una visuale più ampia):

  • Alleanza per l’Italia – Partito
  • Futuro e Libertà per l’Italia – Gianfranco Fini
  • Italia dei Valori – Antonio di Pietro
  • La Destra – Partito
  • Movimento per L’Autonomia – Raffaele Lombardo
  • Partito Democratico – Angelo Salvatori
  • Partito Socialista  – Partito Socialista
  • Popolo della Libertà – Silvio Berlusconi
  • Unione di Centro – 4 persone dell’UDC bresciana
  • Polo della Nazione – Lorenzo Cesa, Italo Bocchino

Su 11 casi analizzati in tre circostanze il nome è tutelato come marchio dal partito.

Come potete vedere, Quello di tutelare a titolo personale il nome di partito rappresenta un comportamento piuttosto diffuso fra i leader italiani, un comportamento che rafforza il titolare ma indebolisce il partito in caso di contenzioso.

Per quale ragione i leader politici si comportano in questo modo?

La ragioni possono essere due: la scarsa conoscenza della materia, che non mi sentirei di scartare data la complessità, e la tendenza a considerare il partito una cosa propria piuttosto che un bene di tutte le persone che in esso si riconoscono.

Perché quando di un partito hai la titolarità del nome di che altro vuoi essere titolare?

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