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Possiamo definire la TV educativa?

2 Maggio 2011 | di Arduino Mancini Pensiero del mattino

Trovo la televisione molto educativa.  Quando qualcuno l’accende vado nello studio a leggere un bel libro.

Questo pensava della TV l’attore, comico e scrittore statunitense Groucho Marx, nato nel 1890 e morto nel 1977.

Peccato per lui, perché “L’Isola dei famosi” o “La pupa e il secchione” gli avrebbero probabilmente fatto cambiare idea.

O no?

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Commenti
Sebastiano 11 Maggio 2011 0:00

Caro Arduino, sposo l’idea del buon Groucho, ora più che mai attuale. Quello che percepisco è un appiattimento verso il basso dei palinsesti di qualsiasi canale e il motivo mi sembra semplice: la TV, come gli altri media, scampa sulla pubblicità; c’è una stretta correlazione tra l’appetibilità dello spazio pubblicitario (e il suo relativo valore commerciale) e lo share registrato in quel dato orario ed è ovvio che le televisioni abbiano tutto l’interesse nel trasmettere prodotti televisivi che “piacciano”. Il risultato? TG sensazionalisti, strapieni di cronaca nera/rosa e servizi strappalacrime, documentari che sembrano film di fantascienza (quanto rimpiango l’approccio da giornalista scientifico di Piero Angela), sport a tutte le ore, reality a non finire e talent show a bizzeffe.
Insomma: la TV doveva portare la cultura nelle case degli italiani, invece siamo al punto in cui gli italiani portano l’ignoranza in TV.
Scusa se mi sono dilungato, ma da tempo accendo la televisione solo per un film o un TG (sui canali satellitari esiste ancora un’informazione seria e obiettiva, vedi Euronews).
Grazie dello spazio e a presto!

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