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Il piacere, intimo, del non sapere

23 Settembre 2011 | di Arduino Mancini Pregiudizi, Errori cognitivi, Conformismo - Vendita e Forza vendita

Abbiamo già discusso il caso in cui l’ignoranza rappresenta un pericolo e abbiamo più volte condiviso la convinzione che la conoscenza e la preparazione rappresentano senza dubbio un elemento fondamentale per raggiungere i propri obiettivi.

Può invece accadere che l’ignoranza, cioè la non conoscenza, si trasformi in rassicurante, intimo piacere?

Molto più spesso di quanto non pensiamo. Ecco un esempio.

Lo scorso mese di agosto mi trovavo in vacanza in una località di mare.

Entrai in una panetteria nella quale, alle 12.05, due giovani donne stavano pulendo con molta cura il vetro della vetrina: il negozio avrebbe chiuso all’una e sarebbe rimasto chiuso al pomeriggio, come ogni giorno.

Pane, focaccia, pizza, quasi tutto finito: acquistai il poco che rimaneva.

Pochi minuti dopo di me entrò nel locale una giovane, che guardò sorpresa gli scaffali vuoti.

“Finito tutto?”, domandò la ragazza.

“Si, tutto finito” rispose una delle commesse.

“Ma sono le 12 e sette minuti…” rispose la cliente, incredula, volgendo lo sguardo verso di me in cerca di conferma.

“Mi spiace, tutto finito”, ribatté la commessa con una vena di compiacimento.

“Va bene, arrivederci” rispose sconsolata la ragazza.

“Divertente quella lì”, commentò la commessa subito dopo, “evidentemente non sa che noi alla 11 e mezza finiamo sempre tutto”.

La collega sorrise compiaciuta.

Pagai e uscii salutando.

Evidentemente il negozio tutti i giorni esauriva la merce abbondantemente prima della chiusura e non pochi clienti rimanevano insoddisfatti.

Di quanto avrebbero potuto accrescere gli utili aumentando la produzione di quel tanto che sarebbe bastato ad accontentare quelli che, come me e come tanti, in estate tendono a svegliarsi tardi?

E se avessero aperto anche nel pomeriggio, non avrebbero forse migliorato le entrate e reso più difficile la vita dei concorrenti?

Lo so, avete capito che le due signore tanto interessate al profitto non sembrano esserlo e per questo raccolgono la vostra simpatia: in un mondo in cui fare soldi sembra essere tutto, persone che fanno il loro lavoro senza troppe ansie non possono che piacerci.

Eppure, le due signore sembravano essere interessate a una forma di compenso alternativa: l’intima soddisfazione di terminare la merce con largo anticipo rispetto alla chiusura, indice indiretto dell’apprezzamento del pubblico e della qualità della produzione.

Ma allora, se la mia intuizione è giusta, perché non diminuire la produzione diciamo di un 10%?

In questo modo la merce sarebbe completamente venduta prima, diciamo alle 11 della mattina, e l’appagamento sarebbe stato ancora superiore.

Non credete?

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Commenti
Claudia 23 Settembre 2011 0:00

..e ci stava pure il tempo per
l’aperitivo prima del pranzo ..
E’ Tristissima “sta cosa ..
L’illusione di avere raggiunto lo scopo .
La totale mancanza di aspirazioni.
“l’accontentarsi”.
A “naso” direi che erano dipendenti … non titolari.
Buona serata
Cla

AM 23 Settembre 2011 0:00

Lo speravi, vero? E invece no, per quanto ne so sono le proprietarie.
Buona serata anche a te!
Arduino

Maurizio Galvanin 27 Settembre 2011 0:00

Mio caro ingegnere, Lei parte da un presupposto sbagliato: che oggi In Italia sia importante fare soldi; la vicenda lo dimostra, c’e’ forse un 20% della popolazione che ha ancora voglia di lavorare, di impegnarsi, di faticare, l’80% preferisce tirare a campare e pettegolare su Berlusconi. Anche per questo l’Italia e’ destinata ad affondare, un Paese senza ideali (fossero pure solo i soldi) non ha futuro. Complimenti comunque per Tibicon.

    Claudia 27 Settembre 2011 0:00

    Mi permetto di dissentire fortemente.
    Il mio paese e’ bellissimo.
    Il fatto che una manciata di individui egoisti e un po’ sciocchi detengano il potere odierno,
    non cancellera’ di certo tutto quello che e’ stato il mio paese.
    Sono sicura che riusciremo a venirne fuori con tutta la creativita’
    e impegno dimostrato gia ampliamente in passato.
    porto a Voi un mio ricordo molto bello : un giorno in cui avevo 9 anni circa ..io e mia sorella dovevamo andare
    in paese e il mio papa non ci poteva accompagnare perche era senza benzina nella 500
    (c’era una roba chiamata “austerity” )
    abbiamo messo i pattini e ci siamo andate lo stesso ..
    So che a Voi risultera’ patetica ‘sta cosa.. invece per me e’ stato
    motivo di orgoglio nel trovare una soluzione in aiuto al problema.
    Attenzione , non vivo su un albero di frutta candita , ed anche io percepisco tutto cio che di
    negativo investe il ns quotidiano.
    Ma credo fermamente nella attitudine dei migliori Italiani ,
    nel dare il meglio di se nelle situazioni difficili.

AM 27 Settembre 2011 0:00

Capisco l’amarezza Maurizio, e grazie per i complimenti. Tuttavia se le cose fossero come tu le descrivi forse avremmo già chiuso bottega. Anzi, tolgo il forse.
Purtroppo gli individui “egoisti e un po’ sciocchi” rimangono al potere in virtù di un mandato che, direttamente e/o indirettamente, abbiamo dato loro.
Nella sostanza mi sento di condividere la posizione di Claudia, anche se non ho ancora ben capito quanto l’idea di poter far soldi solo andando in TV sia diventata convinzione diffusa (e letale…).
Lo dirà il tempo. Nel frattempo, teniamoci stretta la fiducia.
A presto leggervi,
Arduino

Bancona 28 Settembre 2011 0:00

giusto per aggiungere un esempio: agosto 2011, isole Tremiti, nemmeno un panificio.
il pane fresco arriva dalla terraferma con il primo traghetto (h. 09.45) e se c’è mare mosso… il pane confezionato va bene a tutti.
non si può far altro.
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Concorrenza assicurata (come no!) e villeggianti soddisfatti di un buon rapporto qualità-prezzo (come no!!).

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