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Rilancio affannosamente cercasi...

14 Settembre 2011 | di Arduino Mancini Politica, politici, politicanti

Ebbene sì, i politici pensavano che l’Italia potesse continuare a vivere di debiti.

Ormai erano tutti convinti che fosse possibile continuare a spendere per sempre più di quanto si incassa e che avremmo sempre e comunque trovato chi ci avrebbe dato i soldi: il giochino aveva funzionato a lungo, perché non avrebbe dovuto continuare?

E un po’, diciamocelo, eravano arrivati a crederlo molti di noi.

I soldi dello stato? Mica sono i nostri, se riusciamo ad accedere al calderone perché non cogliere l’occasione?

Ma i tanto odiati speculatori ci hanno, per fortuna, tolto ogni illusione: i debiti si pagano, e chi non li paga fallisce.

Di qui le difficoltà della Grecia, del Portogallo, dell’Irlanda. E quelle della Spagna, dove il primo ministro ha deciso di farsi da parte e indire nuove elezioni, dopo aver messo una pezza ai conti.

Poi è toccato all’Italia, con un attacco dei mercati a tutti i paesi indebitati e particolarmente indirizzato al nostro paese. Il governo non ha dato la sensazione di sapere cosa fare, pensando prima di spostare il grosso degli interventi nel 2013 (dopo le elezioni politiche), e di avere tempo per aggiustare le cose senza dispiacere all’elettorato.

E allora ci hanno pensato il Presidente della Repubblica e Mario Draghi (prossimo capo della BCE) a indirizzarne l’azione.

Interessante osservare la tragicomica dinamica che ha condotto alla manovra che ora la camera si appresta a varare: non appena la pressione dei mercati si allentava e i rendimenti dei titoli di stato scendevano un pochino cominciavano nel governo i giochi di parte.

Misure cancellate, poi rispolverate con variazioni per compiacere questo e quello, azioni più o meno creative per spremere i soliti noti senza dare troppo nell’occhio.

Quando la speculazione tornava a martellare, tutti di nuovo a lavorare per evitare il peggio, cercando disperatamente di spacciarsi come salvatori della patria.

Tre giorni fa il ministro Tremonti annunciava che, approvata la manovra  e messi al sicuro i conti, l’Italia “avrebbe fatto un tagliando per assicurare la crescita”.

Ma come signor Ministro, non era la manovra il mezzo per decidere sia i tagli sia gli interventi per lo sviluppo? O mi sono perso qualcosa?

Ma a far tacere le mie perplessità ci hanno pensato diverse istituzioni europee, per le quali l’Italia deve portare a termine gli interventi programmati ma farà bene a pensare a interventi aggiuntivi sul fronte della spesa qualora la traballante situazione economica generasse una diminuzione del gettito fiscale.

Tremonti ne era a conoscenza? Non ne ho la sensazione.

Insomma, abbiamo un Governo il quale si sente pienamente legittimato a governare ma al quale tutti dicono quello che deve fare.

A me, francamente, i conti non tornano.

E a voi?

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Commenti
Tiziana 14 Settembre 2011 0:00

Concordo pienamente con quanto espresso riguardo alla situazione “Italia”. Una dei soliti noti

AM 14 Settembre 2011 0:00

Proviamo a resistere Tiziana, e non solo…

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