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Se non lavori, non esisti

17 Novembre 2011 | di Arduino Mancini Anti-curriculum, Colloquio di selezione, Lavoro

 

Che lavoro fa?

È la prima domanda che facciamo quando vogliamo sapere di più di una persona.

La professione è valido indicatore di un mucchio di cose:  il livello di istruzione, l’insieme di persone che ci si trova a frequentare, il livello di reddito, la classe sociale e così via.

Ma se una persona non lavora, che cosa siamo in grado di dire di lei? Che cosa, come o addirittura meglio della professione, può offrirci una sintetica descrizione della sua vita?

Per rispondere a queste domande vorrei raccontarvi un’esperienza personale.

Due volte mi è accaduto di trovarmi senza occupazione.

La prima alla fine del ’97, quando lavoravo per l’Agenzia Ansa come direttore commerciale, e avevo deciso di lasciare la società; la seconda nel 2001, quando ricoprivo la posizione di amministratore delegato di Zivago.com, e i soci avevano deciso di liquidare l’azienda.

Che cosa avevano in  comune i due periodi, pur molto diversi fra loro?

L’elemento comune era rappresentato da ciò che traspariva dall’atteggiamento delle persone con le quali venivo a contatto: imbarazzo, domande che duravano lo stretto necessario, insopportabile proiezione di sé nella stessa situazione.

E la fastidiosa sensazione che tutti volessero far durare la conversazione poco, il meno possibile, quasi fuggendo da un virus che avrebbe potuto colpire anche loro.

Come diceva un po’ rudemente ma molto efficacemente un caro amico, “chi non lavora puzza”.

È stato in quelle circostanze che ho capito che quando perdi il lavoro non ti viene a mancare solo la fonte di reddito ma è minata tutta la tua dimensione sociale: nella famiglia, ristretta e allargata, fra gli amici e nella sfera professionale.

Se non lavori non esisti.

Che fare allora, per aiutare queste persone?

Oltre a dare una mano,  quando possibile, a superare le difficoltà, possiamo fare una cosa molto importante: guardarle negli occhi, parlare con loro senza fretta di andare via, riconoscere la loro esistenza, verificare che non sono maleodoranti.

Li aiuterà a uscirne.

Non credi?

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Commenti
Fuliabe 17 Novembre 2011 0:00

Ho visto negli ultimi tempi un bel film con un cast di tutto rispetto; film che fa veramente pensare specialmente per chi si può trovare nella solita situazione iniziale del protagonista.

Non è proprio direttamente inerente al tema proposto, ma leggendo l’articolo, mi è tornato in mente.

Ecco il film in questione: http://it.wikipedia.org/wiki/The_Company_Men

Buona visione, se ne avrete voglia.

AM 17 Novembre 2011 0:00

Grazie,
devo averlo da qualche parte e lo vedrò nel we.
A presto leggerti, Arduino

elly 22 Novembre 2011 0:00

Gentile Arduino,
ha espresso molto bene quello che succede oggi in questa società e quello che penso molti di noi vivono o hanno vissuto su se stessi.
Tutto si accentra e ruota intorno al lavoro come se una persona non fosse Altro. Il Lavoro è importante, ma scoprire l’altro al di là di questo è altra faccenda.

Elly

AM 22 Novembre 2011 0:00

Grazie Elly,
mi permetto il tu, che ho deciso di usare sul blog in omaggio ai tanti amici che mi scrivono.
Ho reso verisimilmente la situazione perché interamente vissuta sulla mia pelle: non posso che concordare con te sulla riflessione.
Torna a trovarci!
Arduino

Tiziano 23 Novembre 2011 0:00

Condivido quello che ha scritto Arduino, di grande attualità. A certi atteggiamenti del prossimo, si accompagna (anche inconsapevolmente) il senso di colpa o di inadeguatezza di chi il lavoro l’ha perso o sta cercando. Qualche volta sarà anche valida la teoria della retribuzione, ma il più delle volte non è così, specie nelle attuali circostanze economiche caratterizzate dalla temporaneità di avere o non avere un lavoro, dove i ruoli dunque si ribaltano rapidamente. Perciò, vale la pena di spendere le proprie forze a recuperare fiducia in se stessi, ricordando che il fatto di non avere oggi un lavoro non ci rende “inferiori” agli altri che oggi ce l’hanno. In tal modo, si rintuzzano anche gli atteggiamenti che descrive Arduino. Altrimenti, corriamo il rischio della profezia che si autoavvera…

AM 24 Novembre 2011 0:00

Bellissimo pezzo Tiziano! Non farci mancare i tuoi post in futuro.
Grazie e a presto leggerti.
Arduino

Michele 4 Aprile 2014 0:00

Molto dipende anche dal conto in banca di ciascuno…..

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