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Nessuno non prende decisioni come non le prende lui

14 Febbraio 2012 | di Arduino Mancini Management e Smanagement

Recentemente ho incontrato un manager delle risorse umane il quale mi ha parlato con ammirazione di un collega la cui principale caratteristica sembra essere quella di saper “non” prendere decisioni.

Non ho mai conosciuto altri,” mi ha detto, “che sappiano non prendere decisioni come NON le prende lui.”

Ed ha aggiunto che, a suo avviso, “la competenza manageriale spesso non ha altro contenuto che saper fare accadere ciò che si desidera senza decidere nulla.”

Tu cosa ne pensi?

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Commenti
MA 15 Febbraio 2012 0:00

Ti viglio bbene mancio!!!
Invece che AM ti piace MA? A me si…da anche quel tono da intellettuale che si pone dubbi…
Cmq x essere seri per un attimo credo ci sia differenza tra far accadere le cose con la mano invisibile e prendersi il merito per cio che il fato ha deciso che avvenga, resta inteso che per entrambe ci troviamo ad altissimi livelli manageriali…povera Italia…
Un abbraccio

federico 16 Febbraio 2012 0:00

E’ assolutamente vero, nel mio piccolo lo chiamo “il principio del fagiano”: se provi a cucinare un fagiano appena impallinato, sarà immangiabile; lasciato frollare il giusto, potrà essere squisito. Novantanove volte su cento la “non decisione” significa semplicemente non essere precipitosi, e lasciare che il problema “frolli” (tra l’altro, per mia esperienza, spesso così facendo il presunto problema si risolverà da solo e scomparirà magicamente). Arte difficilissima: i cuochi potranno spiegare che la frollatura in realtà è un inizio di putrefazione (che schifo), e che se si protrae due ore più del dovuto diviene putrefazione vera e propria. Quindi, la (rara, hai ragione) arte del non decidere consiste di due capacità: non essere precipitosi e aspettare la “frollatura” del problema, ma appena raggiunta la frollatura perfetta decidere immediatamente, con la massima velocità e determinazione. Per cui, in fondo, colui che non decide deve essere – al contrario – assolutamente capace di decisioni rapide ed efficaci. Se no, è solo un burocrate, e siamo rovinati (putrefatti).
Ciao
Federico

Tiziano Bianconcini 16 Febbraio 2012 0:00

Conservo da molti anni una striscia di Linus, un esemplare sempreverde. Ne riporto il dialogo tra Charlie e Lucy.
L: quando ti trovi ad avere un problema, credi che sia meglio cercare di risolverlo subito o pensarci un po’ su?
C: Oh, pensarci su un po’…senz’altro pensarci su un po’…
L: per darti il tempo di affrontare il problema dal lato giusto?
C: No, per dar tempo al problema di sparire!

gigliola 16 Febbraio 2012 0:00

Il mio primo capo del personale raccontava questo : Il dirigente che mi ha insegnato tutto diceva che uno dei sui più preziosi collaboratori era un armadio. Lì venivano depositati i “casi insolubili” e dopo un po’ di tempo si poteva scoprire che si erano risolti da soli.
Forse voleva insegnare un po’ di pazienza ai giovani collaboratori troppo ansiosi di risolvere tutto subito.
Purtroppo io non ho mai trovato un armadio magico (anche se l’idea mi è sempre piaciuta) e ho dovuto imparare a affrontare tutti i problemi ma, possiblmente, con ordine, senza panico e dandomi il tempo di pensarci un po’ su quando è necessario.
Oppure (forzando la mia natura) aspettando le mosse degli altri, anche perchè la soluzione, se non è condivisa/pensata “in proprio” da altri attori, spesso non è la soluzione.

AM 16 Febbraio 2012 0:00

Splendidi commenti, grazie.
@tiziano se mi fai avere la vignetta la pubblico.
Una riflessione sui vostri commenti.
I problemi che si risolvono semplicemente aspettando difficilmente sono davvero tali, a mio avviso.
Quella di far accadere le cose senza che ci sia un reale intervento nasconde in realtà un’abilità di azione rara, molto rara, come osservano MA e Federico.
Con Federico sono d’accordo sull’analisi: se chi è capace di agire con tale sottigliezza non è capace di aazione rapida è solo uno che affida al caso la soluzione dei problemi.
In sostanza Gigliola, bene hai fatto a ignorare l’armadio a mio avviso, perché i maghi sono sempre di meno e i problemi si risolvono con pensiero e azione.
Il resto è fumo.
Cosa ne dite?

Claudia 16 Febbraio 2012 0:00

He … mi son letta tutti i commenti e mi e’ tornato in mente un passaggio de “il piccolo principe”, quello dove si incontra un re che governa un pianeta ed assicura di essere sempre ubbidito dai sudditi , semplicemente perche ordina loro cose che sa che loro vogliono /possono fare ( scusate il giro di parole)
ordina al sole di alzarsi quando e’ mattino e di andare giu la sera , tutti fanno sempre cio che lui dice….
Ignorare un problema e aspettare che evapori e’ facile credo , fingere di nn vederlo e non affrontare chi te lo ha proposto e ti chiede soluzioni (pensandoti quindi in grado di risolverlo) poi ..magari sono soluzioni pesanti ..antipatiche ..
si tratta di capire se si vuole nuotare per cercare di arrivare in qualche posto o solo rimanere a galla per nn affogare .

roberto 22 Febbraio 2012 0:00

ho l’impressione che i problemi che “si risolvono da soli” siano semplicemente sostituiti da altri problemi, in una sorta di rotazione più o meno quotidiana. C’è invece un’altra categoria di problemi, spesso più veri: quelli che “si possono fare risolvere ad altri”. E li si che in azienda ci sono dei veri specialisti!

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