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Chi uccide i figli non ha figli

20 Maggio 2012 | di Arduino Mancini Giornali Giornalismo Informazione - Storie Storielle Storiacce

Ieri un attentato all’Istituto Professionale Morvillo Falcone di Brindisi ha ucciso una ragazza di 16 anni, Melissa Bassi, e ferito gravemente la coetanea Veronica Capodieci. Altre ragazze sono state colpite.

Raramente parlo quando ci sono fatti di cronaca, perché il rischio di ripetere cose già dette e ripetute è piuttosto forte: questa volta è diverso.

Pubblico una foto scattata tre anni fa nella scuola di mio figlio: ecco, questi sono i ragazzi, queste le energie che cercano di assicurarsi un futuro realizzando i loro sogni, che avranno figli, che lavoreranno duramente e che si occuperanno della nostra vecchiaia, in un modo o nell’altro.

Colpire i ragazzi significa colpire la società che verrà, significa colpire la fiducia nel futuro.

Chi uccide i ragazzi non ha niente: non ha figli, perché è come se li uccidesse con le sue vittime, e non ha futuro, perché qualunque sia il suo disegno non passerà: perché La nostra società è più forte del terrorismo, più forte del cancro mafioso, più forte delle derive personalistiche di ogni forma.

Una riflessione sulla gestione dell’informazione su questa vicenda:

  • tutti i TG ieri davano per certa la pista mafiosa: oggi prende corpo la pista terroristica: e se aspettassimo le evidenze prima di parlare? Il fascino dell’attentato mafioso a breve scadenza dai 20 anni dell’assassinio di Giovanni Falcone e della scorta in una scuola che porta il nome della sua consorte era un’occasione troppo ghiotta.
  • sappiamo il nome della ragazza morta e di quella gravemente ferita. Non ho trovato notizie delle altre ragazze, che hanno subito danni fisici rilevanti (dita perdute e corpo devastato, diceva la zia di due di loro): i morti valgono sempre più dei feriti.

Beh, ancora una volta la tentazione degli ascolti ha prevalso sulla qualità dell’informazione.

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Commenti
Marco rovatti 20 Maggio 2012 0:00

Come dice mia moglie Sabrina, quale grande regalo abbiamo fatto ai nostri figli a trasferirci in un altro Paese. L’italietta, immonda cloaca di ipocrisia e qualunquismo, affonda nella melma delle spallucce, nell’olezzo del chi-se-frega, nella disperazione caotica di una politica che è solo “sangue e merda”. Hai ragione da vendere nel dire che il rischio è ripetersi: questo è il dramma din una tragedia che non ha mai fine. “Tutto in odio è finito l’amore mio”.

AM 20 Maggio 2012 0:00

A volte la tentazione di andare c’è stata, ricacciatya indietro dal fatto che questo è il mio paese.
Ma se i miei figli decidessero di andarsene non mi vestirò a lutto.
Grazie Marco e a presto leggerti.

ada 22 Maggio 2012 0:00

Mi sembra ci sia una “dipendenza”, nel senso tecnico del termine, da share, che prevale sulla pietas, sul rispetto, sull’esigenza di verità che non si acquisice in tempi brevi ma richiede lavoro fatica intelligenza.
Auguri per domenica!
Ciao
ada

marco 22 Maggio 2012 0:00

Effettivamente era troppo facile abbinare l’attentato alla mafia.
Gli agganci erano fin troppo facili.
Ma anche per un “uomo della strada” come me, che non ha una piena conoscenza della materia, ma che ha un istinti critico, l’attentato suonava molto strano:
– un esplosivo rudimentale: delle bombole di gas quando la mafia potrebbe comprare una bomba atomica dagli ex sovietici;
– nessun obiettivo preciso;
– le vittime innocenti sono bambini e ragazzi: se non è cambiato nulla, il “codice etico” (perdonatemi il termine) dei mafiosi impone loro di non toccare queste categorie;
– il risultato è stato quello di aumentare la pressione dello Stato su un territorio “difficile”;

Come ho già scritto, non mi stupirei che, nel nome del controllo sul “loro” territorio, i mafiosi si impegnino a trovare il colpevole prima delle Forze di Polizia.

E sarebbe un fallimento bibico per lo Stato

elisabetta 22 Maggio 2012 0:00

non finirò di stupirmi di come i giornalisti trattino i fatti che accadono: partono “in tromba” e ripetono sempre le stesse cose invasati come se fosse una droga fornendoci le informazioni. Li trovo precipitosi alla ricerca del sensazionale. Chissà perchè poi appena una persona muore viene celebrata mentre in vita nessuna se la fila!!!!

Pachicefalo 23 Maggio 2012 0:00

Non finirò mai di stupirmi dello stupore di chi ascolta le fonti di informazione “istituzionali” o “normali” e scopre che nemmeno troppo in fondo la manipolazione dei fatti è alla base di quanto detto e scritto. Nel caso specifico posso dire di non aver sentito dire che fosse un attentato di mafia, neppure nei primi istanti dopo che la notizia si è diffusa, né ascoltando il network Radiopopolare che ha seguito per tutta la mattina l’accaduto con più collegamenti diretti, né su radiotre. Ammetto anche di aver tuttavia pensato che si stessero sbagliando e tuttora penso sia così. Io non credo, Pasolinianamente, che sia opera individuale, e la forma così rudimentale non è motivo sufficiente per escludere nessuno, ma proprio nessuno. Sono fresco reduce (quanto possa esserlo un dinosauro del cretaceo) dalla visione del film Romanzo di una strage, che ho trovato forse opinabile per alcuni aspetti ma che bene evidenzia i sottili ed invisibili legami che percorrono come una ragnatela infetta “L’italietta, immonda cloaca di ipocrisia e qualunquismo”.

Pietro 23 Maggio 2012 0:00

Parole sante. Con la dovuta delicatezza del caso, permettimi di aggiungere che lo stesso medesimo ragionamento dovrebbe essere applicato al dramma dell’aborto: quanto poco si sta facendo per aiutare famiglie, donne e ragazze in difficoltà a rispettare e onorare la vita !

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